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Un momento dell'arresto di Giorgi

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REGGIO CALABRIA – Una importanta vittoria contro il crimine organizzato quella ottenuta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno arrestato il latitante di ‘ndrangheta Giuseppe Giorgi, di 56 anni, detto «u capra», ritenuto elemento di vertice della cosca Romeo alias «Staccu».

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Il latitante è stato bloccato a San Luca, all’interno della sua abitazione nascosto in un piccolo bunker ricavato sopra il camino dove “spariva” in caso di perquisizioni.

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Giorgi era ricercato dal 1994 quando nell’agosto del 1994 era riuscito a sottrarsi all’arresto nell’ambito dell’operazione denominata ‘Sorgente’ e dal 1995 il suo nome era inserito nell’elenco dei 5 latitanti più pericolosi d’Italia: il 24 maggio 1995 sono state diramate le ricerche in campo internazionale per l’arresto ai fini estradizionali.

Deve scontare una condanna a 28 anni e 9 mesi per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

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Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Giorgi, classe 1961, è stato bloccato stamani poco dopo le 8 a San Luca dai carabinieri del Reparto operativo di Reggio Calabria insieme a quelli dello Squadrone Cacciatori Calabria. Nei suoi confronti era stato emesso un ordine di carcerazione a seguito della condanna. Giorgi è ritenuto al vertice della cosca Romeo operante prevalentemente a San Luca e con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre in ambito nazionale ed internazionale.

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I carabinieri già da alcuni giorni avevano il sospetto che il latitante si trovasse nella sua abitazione e la notte scorsa, dopo che ulteriori elementi hanno rafforzato la convinzione della sua presenza, i militari, verso le 3.30 sono entrati ed hanno iniziato la perquisizione. Dopo circa 5 ore di lavoro, quando i carabinieri hanno cominciato a rompere le pareti alla ricerca del rifugio, Giorgi si è fatto sentire. I carabinieri hanno dovuto lavorare ulteriormente perché si era bloccato il congegno che consentiva l’apertura, attraverso lo spostamento di una pietra del pavimento. Una volta sistemato il dispositivo il ricercato è uscito e si è fatto ammanettare. Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli in caso di perquisizione.

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All’uscita Giorgi ha detto: «Bravi, mi avete preso». Giorgi, subito dopo essere uscito dal rifugio, ha anche cercato di tranquillizzare le due figlie, una di 26 e una di 24, che si sono lasciate andare a scene di disperazione. «Si sapeva – ha detto rassegnato l’uomo alle figlie – che prima o poi doveva finire».

Nel corso della perquisizione sono stati trovati anche 156 mila euro in banconote di alto taglio. «Erano murate in una intercapedine – ha detto il comandante del reparto operativo, col. Vincenzo Franzese -, banconote nuovissime e avvolte in cellophane. Giorgi, quando ha capito, è uscito a mani alzate senza opporre resistenza. Al momento della scoperta non era armato e l’operazione si è potuto concludere senza alcun impedimento di sorta».

IL MINISTRO MINNITI: «UN GRANDISSIMO SUCCESSO»

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, si è congratulato con il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette: «L’arresto di Giorgi, già condannato per associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi – ha sottolineato il ministro Minniti – è un grandissimo successo investigativo che conferma il quotidiano impegno sul fronte della criminalità organizzata delle Forze di Polizia e della Magistratura».

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