Un'operazione della Dia
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Un pregiudicato calabrese cinquantunenne, residente in provincia di Monza, è stato sottoposto ad un provvedimento di confisca di una società di ristorazione di sua proprietà. La misura è stata eseguita dal Centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Milano, ed emessa dal Tribunale di Monza Brianza.
L’imprenditore, che risulta condannato in via definitiva per ricettazione, sostituzione di denaro proveniente da rapina, detenzione illegale di armi e truffa, è ritenuto dagli inquirenti vicino alle cosche ‘ndranghetiste Piromalli-Bellocco, alle quali, secondo le accuse, avrebbe dato apporto nell’agevolare lo spaccio di droga.
Avere un profilo criminale e non poter dimostrare come si è costituito un patrimonio sono elementi sufficienti per vedersi confiscare dei beni. Sono queste le motivazioni che hanno portato la Dia di Milano a ottenere la misura per l’imprenditore di 51 anni titolare di un ristorante e di vari beni immobili e finanziari in Brianza, in zone già al centro di operazioni antimafia.
L’uomo, un pregiudicato per vari reati, ritenuto vicino alle cosche ‘ndranghetiste, sarebbe talmente «organico» alla criminalità organizzata da aver visto il fratello e il padre uccisi entrambi, a 15 anni di distanza l’uno dall’altro, per strada, in agguati di stampo mafioso. Faceva il ristoratore ma risulta condannato per ricettazione, sostituzione di denaro proveniente da rapina, detenzione illegale di armi e truffa, e secondo le accuse, avrebbe dato apporto nell’agevolare lo spaccio di droga alle cosche calabresi Piromalli-Bellocco.
«Le indagini – spiegano alla Dia – sono partite nel 2014, quando la Prefettura di Monza Brianza ha emesso un’interdittiva antimafia a carico della società di ristorazione a lui riconducibile, per il rischio di infiltrazione mafiosa».
Prima si è proceduto a un sequestro preventivo, nell’aprile 2016, quando è stata accertata una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati. Poi, in dibattimento, il Tribunale di Monza ha trasformato il sequestro in confisca. La misura ha riguardato la predetta società di ristorazione, sei unità immobiliari, tra appartamenti e garage, ubicate in Brianza, per poco meno di due milioni di euro, 150 mila euro in polizze e sette quadri d’autore del valore complessivo di 100 mila euro.
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