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Una delle frasi contro don Ciotti apparse a Locri

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Si tratterebbe di tre persone che avrebbero agito con il supporto due auto diverse

LOCRI (REGGIO CALABRIA) – Presto potrebbero avere una identità precisa gli autori delle scritte anonime. Chi ha sporcato i muri della città, anzi, meglio, alcuni luoghi significativi con quelle scritte offensive dirette a don Ciotti e al sindaco Giovanni Calabrese, non aveva fatto i conti con le reazioni che il gesto vigliacco avrebbe provocato.

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La gente ha capito che deve dotarsi di maggiore coraggio, deve vincere l’omertà, se vuole perseguire e sconfiggere la criminalità organizzata o le azioni criminali di “cani sciolti”, pur sempre pericolosi per tutti. Chi ha realizzato l’altra notte le tre scritte in punti diversi di Locri, nella zona dell’episcopio, sul muro del centro di aggregazione giovanile e su quello di una scuola, pensava di non potere essere individuato. Si sono sbagliati di grosso. La reazione della gente che c’è stata nessuno se l’aspettava. Non si era mai vista tanta gente di Locri partecipare a manifestazioni del genere. Al passaggio del corteo la gente applaudiva dai balconi, mentre un volta neanche si affacciava e forse a malapena curiosava da dietro la tenda della finestra. Non è stato così. La gente comincia a reagire alle mafie. Anche a Locri. Sul fronte delle indagini, non c’erano dubbi, gli investigatori dei Carabinieri e della Polizia di Stato, avrebbero già individuato gli autori delle scritte anonime. Questo già nella stessa giornata che erano state scoperte e subito fatte cancellare dal Comune.

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Gli investigatori hanno prelevato e sequestrato le immagini di alcune telecamere dislocate nella cittadina. Si tratta della videosorveglianza comunale e anche di sistemi di registrazioni privati. E proprio su una telecamera del Comune, installata nei pressi del centro di aggregazione giovanile, a pochi metri alle spalle del palazzo municipale, avrebbe ripreso la scena che inchioderebbe i vigliacchi autori delle scritte. Parlano di immagini chiare che riprendono alcuni soggetti, almeno tre a bordo di due auto diverse. Un’auto cammina davanti all’altra. La prima fungerebbe da “palo”. Da quella che segue, che si tratterebbe di una Opel Corsa di colore grigio, con i fari spenti, si vedrebbe una persona incappucciata scendere e dirigersi verso il muro con un oggetto in mano, che dovrebbe trattarsi della bomboletta spray di colore nero. Un altro particolare emergerebbe dalle immagini estrapolate dalle telecamere. Sembra che l’autore materiale delle scritte sia mancino. Infatti si vedrebbe proprio maneggiare la bomboletta di vernice con la mano sinistra.

Elementi interessanti, quindi, sarebbero in mano alle Forze dell’ordine, ma queste ultime aspettano l’esito di altri sbobinamenti, perché lavorano a ricostruire il tragitto completo dei due automezzi. Pare di capire che i responsabili avrebbero le ore contate. Si tratta di un’azione delinquenziale a tutti gli effetti. E’ grave se le scritte, con quelle parole, siano state commissionate dalla ‘ndrangheta, ma non è meno grave se a compiere l’azione siano stati dei balordi, persone che tifano per i boss e a loro devono dimostrarsi capaci di avere fatto quell’azione, sfidando un momento in cui le forze dell’ordine, in modo massiccio, presidiamo la cittadina e la tenevano sotto controllo in virtù della manifestazione in programma.

Secondo un magistrato che se ne intende di ‘ndrangheta, il procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, “quelle scritte non sono state fatte su ordine della ‘ndrangheta ma da gente dell’Antistato, che fa il tifo per la ‘ndrangheta, gente ignorante e rozza che ha mitizzato la ‘ndrangheta”. Il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ieri a Locri per partecipare alla Giornata per le vittime della mafia ha dichiarato: «La ‘ndrangheta vuole il silenzio e l’isolamento. Sono i connotati fondamentali della sua forza».

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