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TRENTANOVE indagati, 15 arresti eseguiti e altre quattro persone ricercate, sequestro di beni per dieci milioni di euro. E’ il bilancio dell’operazione antimafia “Design”, diretta e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di L’Aquila e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo provinciale di Chieti che hanno eseguito oggi 15 arresti, di cui sei in carcere e nove ai domiciliari, mentre quattro indagati sono ancora ricercati. Altre nove persone sono state raggiunte da provvedimenti di obbligo di dimora o di interdizione ad esercitare attività imprenditoriali o rivestire cariche societarie. Altri otto, infine, sono indagati in stato di libertà.
Dalle indagini, eseguite nell’arco temporale 2014-2016 dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Chieti, è emersa “una consorteria criminale costituita, organizzata e consolidata sul territorio abruzzese” riconducibile alla ‘ndrangheta. Tra i reati contestati a vario titolo agli indagati, ci sono l’associazione per delinquere di stampo mafioso, con l’aggravante di essere associazione armata, l’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, la detenzione e spaccio, il tentato omicidio, la detenzione illegale di armi da fuoco, l’estorsione, l’usura, l’incendio di esercizio pubblico e di autovettura e intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di essersi avvalsi dei metodi mafiosi.
La cellula ‘ndranghetista abruzzese, con a capo Simone Cuppari, 36enne di origini calabresi e da tempo residente sulla costa chietina, aveva consolidato “un efficiente e proficuo canale di approvvigionamento di ingenti quantità di stupefacenti, prevalentemente cocaina, da un gruppo di affiliati alla ‘ndrangheta, stanziati in Lombardia a loro volta riconducibili, per vincoli di sangue o parentela acquisita, alle famigerate famiglie della locale di Platì, dalle quali approvvigionavano carichi di cocaina con cadenza periodica”.
La sostanza veniva quindi distribuita nel mercato abruzzese, prevalentemente nelle provincie di Chieti e Pescara. I proventi dello spaccio della droga, secondo quanto emerso dalle indagini, venivano poi reimpiegati nell’acquisizione di attività commerciali, nel settore della raccolta di scommesse elettroniche e nella ristorazione, e con usura a danno di piccoli commercianti ed imprenditori locali in difficoltà. I carabinieri hanno anche eseguito il sequestro preventivo di società, veicoli, motoveicoli, attività commerciali e quote societarie di un complesso turistico in Calabria, per un valore complessivo stimato in 10 milioni di euro. Nel corso dell’operazione odierna è stata anche sequestrata marijuana per circa 10 chili.
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