Don Antonio Saraco
2 minuti per la letturaSAN LUCA (REGGIO CALABRIA) – Don Pino Strangio non è più il rettore del Santuario della Madonna della Montagna di Polsi, in Aspromonte, che ha guidato per 20 anni.
Il vescovo di Locri, infatti, ha accettato la richiesta di dispensa fatta dallo stesso don Pino, parroco di San Luca, dopo avere ricevuto un avviso di conclusione indagini notificato dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito di un procedimento che sintetizza cinque diversi filoni investigativi.
Il sacerdote è indagato per associazione mafiosa Secondo l’accusa, Strangio «mediava nelle relazioni tra esponenti delle forze dell’ordine, della sicurezza pubblica ed esponenti di rango della ‘ndrangheta».
Il Santuario della Madonna di Polsi è un luogo di culto mariano noto anche per i summit che, secondo quanto è emerso da diverse inchieste, le cosche di ‘ndrangheta vi tenevano in coincidenza della festa dell’1 e 2 settembre per decidere strategie e affari. Stamani il vescovo di Locri mons. Francesco Oliva ha incontrato don Pino e don Antonio Saraco ai quali ha consegnato una lettera nella quale accetta la la richiesta di dispensare don Pino dall’incarico di Rettore e lo affida a don Tonino.
«Desidero condividere con voi – ha scritto il prelato – questo momento tanto delicato per la vita del nostro Santuario diocesano di Polsi. Il mio saluto va anzitutto a te, don Pino, che, dopo quasi venti anni di servizio ininterrotto, mi hai chiesto di essere dispensato da un così gravoso impegno pastorale al Santuario, in modo da seguire con più attenzione i tuoi problemi personali. Lasci l’incarico dopo aver speso per esso tante energie e tempo. Hai custodito il Santuario, proteggendolo dai tanti pericoli che “l’aspro monte” nasconde in sé, valorizzandone l’indole accogliente e sapendo ovviare alle difficoltà dovute alle vie di accesso sempre precarie e soggette alle intemperie della stagione invernale. Il Signore ricompensi te ed i tuoi collaboratori per il sevizio svolto. Ora il testimone passa a don Tonino. A te, don Tonino, viene consegnata un’eredità di fede, tradizione, arte, storia e cultura, che sarai chiamato a conoscere, amare e servire. Polsi è nel cuore dell’Aspromonte e della Calabria. Grembo di una Madre che nel corso dei secoli ha accolto e rigenerato tanti suoi figli, ma che ha anche sofferto per le profanazioni subite a causa di fatti e misfatti, di complicità e sangue versato da gente senza scrupoli, in nome spesso di una religiosità deviata e non vera».
«Polsi come grembo di madre – ha concluso mons. Oliva – è chiamata a generare alla vita cristiana ed a convertire i peccatori al Vangelo. Un Vangelo che rifiuta il compromesso col potere del denaro e delle armi, della violenza e dell’arroganza mafiosa. Essere luogo di spiritualità e di fede: è questa la sfida su cui si gioca il futuro del nostro Santuario. Dovrai esserne fedele e coraggioso interprete».
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