La tendopoli di San Ferdinando
2 minuti per la letturaNei giorni scorsi un appello al ministro dell’Interno Marco Minniti a visitare la zona è stato lanciato dal sindaco di Rosarno Giuseppe Idà.
SAN FERDINANDO (REGGIO CALABRIA) – La baraccopoli si allarga giorno dopo giorno intorno alla tendopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, dove, sette anni fa, ci fu la «rivolta dei neri», come fu chiamata.
Gli anni sono passati, ma la situazione dei migranti che annualmente giungono per la raccolta degli agrumi, è sempre drammatica e la tendopoli di San Ferdinando sembra una polveriera pronta ad esplodere. Il freddo di questi giorni non ha rallentato gli afflussi. Baracche di legno, plastica, cartone. Materiale di fortuna che trovano in giro lungo il peregrinare nella Piana. Strutture nei quali il rischio incendio è sempre dietro l’angolo, così com’è accaduto qualche settimana fa per fortuna circoscritto subito. Anche quest’anno sta andando così, in attesa del nuovo piano per affrontare l’emergenza migranti studiato dalla Prefettura di Reggio Calabria che prevede un’accoglienza variegata nei comuni e la realizzazione di una nuova tendopoli con una cogestione degli stessi migranti in un’area poco distante che doveva essere già aperta da mesi. Ma qualcosa non ha funzionato. Il cantiere è fermo perché ci sono due inchieste delle Procure di Reggio e Palmi mentre nella tendopoli crescono baracche, degrado, tensione.
In questo spazio di poco più di un chilometro quadrato vivono circa 2.000 persone anche se le stime sono difficili per i continui arrivi. Tra tende ormai logore e baracche, nella bidonville dei «neri» come viene chiamata da queste parti la tendopoli, i rischi sono quotidiani. E c’è di tutto all’interno, non solo dormitori ma anche piccole attività commerciali dove si vende di tutto e servizi come le docce a pagamento dove comprare l’acqua calda riscaldata in grandi bidoni di ferro costa 50 centesimi a secchio. Una città quasi fantasma circondata da rifiuti di ogni genere che puzzano e rendono la vita un inferno. Il numero degli arrivi di quest’anno è aumentato nella Piana con i migranti che trovano posto in vecchi casolari di campagna senza servizi e costruiscono altre piccole baraccopoli.
L’ultima realizzata tra Rosarno e Rizziconi. Il territorio fa quello che può e aiuta come può. Di recente grazie alla mediazione di don Pino Demasi, don Roberto Meduri e Bartolo Mercuri sono stati distribuiti quasi 600 sacchi a pelo che hanno alleviato un pò il freddo polare di questi giorni. Ma la sofferenza è tanta e si sovrappone a quella di un territorio quasi alla fame che nonostante tutto fa quello che può per dare una mano. Ma la sensazione è che così non si può più andare avanti. Nei giorni scorsi un appello al ministro dell’Interno Marco Minniti a visitare la zona è stato lanciato dal sindaco di Rosarno Giuseppe Idà.
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