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La sede di Reggio della Direzione marittima

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Vessato un imprenditore della provincia di Cosenza che con la sua azienda doveva effettuare lavori di manutenzione per circa 600mila euro

SAN GIOVANNI IN FIORE (COSENZA) – Tre clan per un imporre la tangente sul cantiere di un immobile dello Stato. La cosca Zito-Bertuca di Villa San Giovanni e le cosche reggine dei Condello e dei Tegano avevano tentato di imporre il pagamento del pizzo all’impresa edile “Straface geom. Salvatore” di San Giovanni in Fiore, nel Cosentino.

E’ quanto emerge dalle carte dell’inchiesta “Sansone” della Dda di Reggio Calabria.

Nel mirino dei clan era finita un’opera di edilizia demaniale appaltata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla ditta del Cosentino: si trattava di lavori di manutenzione straordinaria della sede della Direzione marittima Calabria-Lucania e della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria. Inizialmente i lavori erano stati affidati per un importo complessivo di circa 632 mila euro, aumentato successivamente di circa 131 mila euro. Il cantiere era stato aperto il 19 aprile del 2011: i lavori, invece, erano stati completati il 28 marzo del 2012. La condotta estorsiva nei confronti di Straface veniva messa in atto da Vincenzo Cristiano, Fortunato Laganà e Alfio Liotta – per conto della cosca Zito Bertuca – e da Andrea Carmelo Vazzana, nel ruolo di mandante, per conto del clan Condello, con l’ausilio di Angelo Benestare, quale referente della cosca Tegano.

In particolare le attività investigative hanno consentito di appurare che Vazzana e Benestare si erano attivati per imporre il pagamento di una somma di denaro, quale condizione per lo svolgimento e il proseguimento dei lavori, all’imprenditore Straface.

«Su richiesta degli interessati – scrivono gli investigatori – Cristiano Vincenzo (referente dei Bertuca, che già in altre occasioni si era interfacciato con i Condelliani, fungendo da portavoce delle istanze dei propri affiliati) offriva la propria disponibilià ad informarsi ad a fare da intermediario per o “lavori del porto”, individuando il responsabile dell’impresa per mandarlo dal Benestare Angelo».

Secondo la Procura nella vicenda un ruolo di primo piano era ricoperto da Fortunato Laganà, alias “Nuccio”, che organizzava un primo incontro con la vittima Salvatore Straface al quale prendeva parte, insieme a Alfio Liotta, Andrea Carmelo Vazzana e a Angelo Benestare. Durante il faccia a faccia sarebbe stata rivolta la richiesta estorsiva all’imprenditore. Ma all’appuntamento per la consegna del denaro pattuito l’imprenditore non si presentò. A seguito di questo episodio Cristiano organizzò un secondo incontro a cui partecipò Liotta, Laganà, Benestare e Vazzana, per chiarire le ragioni dei precedenti contrasti intercorsi tra Vazzana e Laganà «quest’ultimo ritenuto responsabile della mancata presentazione dell’imprenditore e garante del pagamento che tardava ad arrivare».

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