L'aula del Consiglio regionale
2 minuti per la letturaL’iniziativa scaturisce dall’operazione “Mammasantissima” che ha portato alla luce la cupola segreta della ‘ndrangheta coinvolgendo diversi politici. Il Goi prende le distanze dall’inchiesta
REGGIO CALABRIA – Sono in corso da questa mattina perquisizioni al Consiglio regionale della Calabria nell’ambito dell’inchiesta Mamma Santissima, che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di quattro persone e alla richiesta di arresto per il senatore Antonio Caridi (LEGGI I PARTICOLARI DELL’OPERAZIONE).
I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria stanno cercando atti e documenti a sostegno dell’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia reggina che ipotizza l’esistenza di una cupola segreta legata alla ‘ndrangheta che negli anni avrebbe fatto eleggere consiglieri comunali e sindaci, con proiezioni nel Consiglio regionale calabrese e in Parlamento.
L’operazione ha chiamato in causa anche le amministrazioni comunali e provinciali di Scopelliti e Fuda con la perquisizione di abitazioni e uffici (LEGGI). Due degli indagati, Alberto Sarra ed il senatore Antonio Caridi – per il quale la richiesta d’arresto pende alla Giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama – nel corso della loro attività politica sono stati componenti del Consiglio e della Giunta regionali. Inoltre un altro indagato, Francesco Chirico, zio del boss Giuseppe De Stefano e, secondo gli inquirenti, cerniera di collegamento tra gli «invisibili» della ‘ndrangheta e la parte conosciuta, è un ex dipendente regionale.
Sull’operazione è intervenuto, con una dichiarazione, Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia: «Nella ricostruzione delle vicende giudiziarie che riguardano l’inchiesta di Reggio Calabria sull’intreccio di poteri occulti che avrebbero controllato e condizionato la vita della città, è stata tirata in ballo anche la presenza della massoneria e di alcuni personaggi che sarebbero affiliati ad essa».
«Il Grande Oriente d’Italia, pur non avendo nulla a che fare in termini di ruolo, di logge e dei suoi iscritti con la vicenda in oggetto – aggiunge Bisi – è stato poi strumentalmente e forzatamente evocato in tale contesto dagli organi d’informazione, facendo ricorso alle dichiarazioni rese da un ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia alla magistratura nel 2014».
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