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SIDERNO (RC) – Non solo narcotraffico, ma anche controllo dei politici e dei voti per farli eleggere. In cambio di 400mila euro il clan può aiutare chi gli “interessa” per poi, al momento giusto, sedersi insieme attorno a un tavolo.

Nella ormai famigerata lavanderia Apegreen di Siderno, Giuseppe Commisso, boss dell’élite della ‘ndrangheta, mentre discuteva con Domenico Arena di Rosarno, cognato di Vincenzo Pesce, di carichi di droga provenienti dal Venezuela e giunti al porto di Genova, e dell’accesso privilegiato al porto di Gioia Tauro, che, grazie a un poliziotto compiacente, neanche i “sanlucoti” riuscivano ad avere, nonché di affari con i “colombiani”, a un certo punto si mette a parlare di politica. Perché da loro andavano tutti.

I PARTICOLARI DELL’OPERAZIONE CONTRO I COMMISSO 

«Solo loro due sono venuti? Con il sindaco di Siderno o il sindaco di San Luca?», chiedeva “’u mastru” nel marzo 2010. «No, con il sindaco di San Luca… con Figliomeni». «Allora ho capito male io, diceva con il sindaco nostro». Il riferimento potrebbe essere a Alessandro Figliomeni, l’ex sindaco di Siderno nel luglio 2014 condannato a 12 anni di reclusione e ritenuto la longa manus delle ‘ndrine, accusa con la quale già era stato fermato nel dicembre 2010 nell’ambito di un’altra inchiesta contro i Commisso. «Questo di Locri è venuto pure», spiegava Arena, ma Commisso insisteva, mostrando pure una foto su un giornale all’interlocutore che spiegava che si trattava di due fratelli.

Per la cronaca, il Comune di San Luca, sciolto per mafia, dal giugno 2015 è retto dal commissario Salvatore Gullì in seguito al coinvolgimento dell’ex sindaco Sebastiano Giorgi nell’inchiesta che nel giugno scorso ha portato alla sua condanna a sei anni. Il Comune di Siderno, invece, presso cui oggi sono in carica organi elettivi (sindaco Pietro Fuda), fu commissariato in seguito all’arresto di Figliomeni.

«Quattrocentomila euro… tanto questi erano d’accordo con noi per il discorso di fottergli i soldi… Ma ce ne stanno assai…l’altro giorno è venuto un altro da Bagnara… gli abbiamo detto che ci impegnamo». L’avvertenza, però, era non farsi scoprire dalle forze dell’ordine, che nell’imminenza del voto intensificano le indagini. «La prima cosa che fanno… vanno a controllare le macchine se ci sono queste carte delle elezioni… ma noi aiutiamo chi dobbiamo aiutare, chi interessa a noi, poi quando è ora ci sediamo a un tavolino, parliamo, vediamo chi dobbiamo aiutare».

Non è certo un caso che il procuratore aggiunto di Reggio Nicola Gratteri, l’altra mattina, abbia detto, nel corso della conferenza tenutasi per illustrare i dettagli dell’operazione Apegreen Drug, condotta dalla Squadra Mobile della Questura della città dello Stretto, che «borghesia e capimafia vanno a braccetto a Siderno», dove «i quadri dirigenti della pubblica amministrazione si siedono al ristorante con il boss». Commisso, quello che nelle intercettazioni si vantava di comandare 118 “locali” di ‘ndrangheta, diceva: «Noi abbiamo a Cherubino…mezzo parente nostro… siamo assai vicini… sette persone abbiamo a Siderno però a noi interessa personalmente Cherubino, poi c’è Crinò, quello dei raggi, che delle volte andate là che avete bisogno». Per una tac «si mette a disposizione». L’appoggio del “mastro” sarebbe stato a Cosimo Cherubino, l’ex consigliere regionale nel maggio 2012 arrestato sempre dalla Mobile reggina e al quale il Tribunale di Locri ha inflitto 12 anni nel marzo scorso.

Ma i boss erano letteralmente assediati dai candidati. Arena: «però ce ne sono assai, il primario dell’ospedale di Polistena e si vuole presentare, questo di Bagnara a Goia Tauro è collegato bene e si vuole presentare, questo Macrì è venuto con un amico e si vuole presentare».

Secondo Commisso, però, il più quotato era Cherubino «che si è immischiato con Rao tramite uno di Reggio, nostro comunque». «Gaetano Rao di che partito è, Forza Italia?», chiedeva Commisso. Probabile il riferimento all’assessore provinciale all’Agricoltura di Reggio. E Arena: «è un amico ma a livello politico non ne vuole che sapere». Intanto, però, gli stessi boss sono consapevoli che i governanti locali «non sono capaci a fare una strada».

Commisso però incalzava, disquisendo di manovre elettorali con riferimento anche a due ex governatori calabresi: «Cherubino dovrebbe prendere un assessorato, prende voti qua a Siderno… va come assessore e va anche Scopelliti, le cose si aggiustano qua da noi… perché da noi votano sempre a Loiero».

Si tratta di stralci dell’informativa Crimine, nell’ambito della quale Commisso in primo grado è stato già condannato, che sono stati valorizzati anche nell’ordinanza di custodia cautelare notificata ai 14 indagati nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’operazione Apegreen Drug.

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