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REGGIO CALABRIA – Una maxi operazione contro la ‘ndrangheta, denominata “Ultima spiaggia”, è stata messa a segno dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che fin dalle prime ore dell’alba hanno dato il via ad un blitz che ha portato in carcere 52 persone. Gli arresti sono stati eseguiti sulla base di un ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria su richiesta della direzione distrettuale antimafia presso la procura di Reggio Calabria diretta dal procuratore Federico Cafiero De Raho.
Il blitz complisce soggetti ritenuti vicini alla cosca di ‘ndrangheta Paviglianiti, operante nei comuni di San Lorenzo (dove sarebbe stato accertato anche un condizionamento alle elezioni comunali e regionali del 2010 LEGGI) e Bagaladi e territori limitrofi. Nel dettaglio gli arrestati sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso in illecita concorrenza con minaccia o violenza, concorso in falsità ideologica commessa dal Pubblico Ufficiale in atti pubblici, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, concorso in intestazione fittizia di beni, concorso in estorsione aggravata, truffa aggravata ai danni dello Stato, concorso in detenzione e porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi comuni da sparo, concorso in furto aggravato ed indebito utilizzo di carte di pagamento, associazione finalizzata alla produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti, concorso in spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo marijuana e cocaina.
Tutti i reati sono aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso. Nel corso dell’attività investigativa «è stato accertato – sostengono gli inquirenti – come il comprensorio dei comuni di San Lorenzo e Bagaladi fosse interamente sotto il controllo della cosca Paviglianiti, consolidata e importante organizzazione criminale della fascia ionica della provincia reggina, della quale è stato ricostruito l’intero organigramma con l’individuazione dei ruoli dei singoli affiliati».
Tra le persone arrestate figura anche il capo ufficio tecnico del Comune di San Lorenzo ed altri due dipendenti dell’Ente. I tre, secondo l’accusa, avrebbero agevolato l’associazione mafiosa con una serie di omissioni soprattutto nel rilascio di licenze nel settore commerciale. Il Comune di San Lorenzo è commissariato dal luglio 2013, dopo le dimissioni del sindaco e alle scorse elezioni comunali del maggio scorso non sono state presentate liste di candidati. L’inchiesta dei carabinieri, coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, si riferisce ad un periodo antecedente allo scioglimento.
INDAGATO ANCHE L’EX COMANDANTE DELLA CAPITANERIA DI REGGIO – L’ex comandante della Capitaneria di porto di Reggio Calabria, Vincenzo De Luca, è indagato in stato di liberà. Il gip ha rigettato nei confronti di De Luca la richiesta d’arresto, mentre ha accolto quella ai domiciliari per un sottufficiale, Basilio Tedesco, in servizio all’epoca dei fatti – il 2010 – nella stessa Capitaneria. De Luca e Tedesco sono accusati dalla Dda di corruzione aggravata dall’avere favorito un sodalizio mafioso per avere omesso «di rilevare tutte le difformità di quanto realizzato rispetto a quanto assentito e tutte le conseguenti violazioni di legge» nella realizzazione del lido «La Cubana», di proprietà di Luca Bruno Cannizzaro, indicato come uno dei vertici del sodalizio, ma riconducibile realmente al cognato Settimo Paviglianiti, definito dagli inquirenti uno dei boss.
Agli atti dell’inchiesta c’è l’intercettazione ambientale di un colloquio nel corso del quale Cannizzaro, parlando dei controlli della Capitaneria al cantiere del costruendo lido, afferma: «ah.. mi è costato millecinquecento euro stamattina! me li ha anticipati un amico… è andato là ha dato cinquecento a De Luca… cinquecento a Tedesco.. e cinquecento glieli devo mandare ora». Per De Luca il gip distrettuale ha rigettato la richiesta d’arresto in quanto «risulta mero firmatario dell’annotazione di p.g. inviata il 16 giugno 2010, quale esito della delega disposta in diverso procedimento penale, a seguito di un sostanziale anonimo, degli esiti del sopralluogo della Guardia costiera del 3 giugno 2010, a cui egli non risulta avere partecipato, sicché mai avrebbe potuto agire d’urgenza e di iniziativa non essendo neppure presente sul posto». «Viceversa – scrive il gip – in assenza di positivi o apprezzabili elementi in base ai quali poter sostenere il carattere millantatorio dell’intercettazione, è vero che il maresciallo Tedesco Basilio, ufficiale territorialmente competente in quanto addetto alla Delegazione di Spiaggia di Melito Porto Salvo, sia l’unico ad essere stato sempre presente nei sopralluoghi eseguiti, sicché certamente in grado di constatare l’evoluzione delle opere e della struttura in aperta difformità al progetto assentito. Nei confronti del m.llo Basilio Tedesco non residuano dubbi di sorta sulla sua partecipazione all’ipotesi corruttiva mentre per i predetti profili di assenza dai sopralluoghi effettuati e di mancata possibilità di agire diversamente d’iniziativa va rigettata la richiesta nei confronti del De Luca, che resta indagato a piede libero, fatti salvi diversi e successivi approfondimenti».
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