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REGGIO CALABRIA – Un sequestro di beni tra la Toscana e la Calabria eseguito dalla Dia e dai Carabinieri di Reggio Calabria per un valore complessivo di circa 3 milioni e mezzo di euro. Soggetto interessato al sequestro è l’imprenditore calabrese Sante Pisani, 65 anni, originario di Rosarno, trasferitosi con la famiglia a Poggio a Caiano (PO) agli inizi degli anni ’90 e qui rimasto fino al 2012, quando ha fatto ritorno a Rosarno. A disporre il sequestro è stato il tribunale di Reggio Calabria sezione misure di prevenzione che ha accolto la proposta congiunta del procuratore distrettuale di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho e del direttore della Dia, Arturo De Felice.
Nell’ottobre 2010 il Tribunale aveva già respinto la proposta inoltrata dalla Dia di Firenze, ma la Dda di Reggio Calabria, a seguito dei risultati raccolti dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, ha reiterato la richiesta ottenendo il provvedimento di sequestro. Sante Pisani è il padre dell’avvocato Vittorio Pisani, arrestato lo scorso 8 febbraio nell’ambito dell’operazione “Onta”, insieme ad altre persone accusate a vario titolo di maltrattamenti in famiglia, favoreggiamento personale, violenza privata, tutti reati aggravati dalla finalità di favorire l’organizzazione mafiosa e in particolare ad un altro legale, l’avv. Gregorio Cacciola, e a Michele Cacciola, Anna Rosalba Lazzaro e Giuseppe Cacciola, rispettivamente padre, madre e fratello della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola morta il 28 agosto 2011 dopo avere ingerito acido muriatico e che, secondo l’accusa, sarebbe stata uccisa.
Durante quele indagini, tra le intercettazioni ambientali effettuate nello studio dell’avvocato Gregorio Cacciola, i militari hano individuato una condotta «penalmente significativa» attribuibile a Sante Pisani. Gli elementi raccolti dagli inquirenti, in particolare, avrebbero consentito di dimostrare che Pisani sarebbe il referente economico-finanziario delle cosche Pesce e Bellocco di Rosarno. Il provvedimento di sequestro ha interessato abitazioni ad uso civile, terreni, quote societarie, attività economiche, conti correnti, polizze assicurative e dossier titoli, nonchè lo studio legale dell’avvocato Vittorio Pisani, ed è stato eseguito nelle province di Reggio Calabria, Cosenza, Roma, Prato e Ferrara.
LA MEDIAZIONE PER SALVARE IL FIGLIO – Pisani avrebbe svolto un ruolo di mediatore per salvare la vita al figlio che le cosche di Rosarno stavano pensando di uccidere. Gli avvocati Cacciola e Pisani sono accusati di avere aiutato i familiari della Cacciola a mettere in atto nei confronti della donna una serie di ricatti, intimidazioni e minacce per costringerla a ritrattare le accuse contro i Bellocco. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno intercettato alcune conversazioni dell’avv. Cacciola. In una, con Giovanbattista Cacciola, zio di Maria Concetta, il legale riferisce che Sante Pisani aveva affrontato Gregorio Cacciola per lamentarsi del fatto che andava in giro a parlare male del figlio. Dalla stessa conversazione, secondo i carabinieri, emerge che, successivamente, Sante Pisani si era recato a parlare anche con l’avv. Cacciola che gli aveva evidenziato che il comportamento tenuto dal figlio era ingiustificabile, al punto che la famiglia Pisani, per recuperare l’onore perduto, aveva una sola scelta, ucciderlo (“prima gli ho detto io vieni con me dove ti dico io, poi prendi una «faccetta» (falce) e .. ma non voglio che arrivi nemmeno questo …”). L’avv. Cacciola, poi, secondo la ricostruzione dei carabinieri, rilevava che sarebbe stato meglio non ammazzare Pisani, in quanto «non ne vale nemmeno la pena», mentre Giovanbattista Cacciola avrebbe dato la sua disponibilità (“se c’è .. se c’è il bisogno si fa qualcosa”). Il ruolo di «mediatore» svolto da Sante Pisani nella vicenda è stato confermato anche dal figlio Vittorio nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
L’ACCUSA DI TRUFFA – Sarebbero provenute da truffe su finanziamenti dell’Unione Europea le somme investite in case, terreni ed attività commerciali da Sante Pisani. I finanziamenti erano chiesti per imprese del settore agroalimentare in Calabria e le domande venivano esaminate dalla Regione Calabria. Ma poi, secondo gli inquirenti, le somme ottenute tramite la Ue venivano ‘distratte’ in investimenti in immobili e attività commerciali obiettivo del sequestro scattato oggi. All’imprenditore sono stati sequestrati, tra l’altro, un casale e terreni intestati a un cognato a Comacchio (Ferrara) ma gestiti di fatto da lui e dal figlio, l’avvocato Vittorio Pisani; una villetta e una lavanderia a Poggio a Caiano (Prato), comune dove ha avuto la residenza dall’inizio degli anni ’90 fino al 2012; tre abitazioni, un negozio, agrumeti e vigneti a Rosarno (Reggio Calabria); vari conti correnti e polizze assicurative. I beni sarebbero stati intestati anche ad affiliati delle cosche di riferimento della ‘ndrangheta di cui Pisani sarebbe – secondo gli inquirenti – il referente economico-finanziario. Per ‘tracciare’ il patrimonio di Pisani, la Dia ha operato ricerche su varie banche dati: alcuni accertamenti avrebbero evidenziato un’eccessiva sproporzione tra i redditi dichiarati da Pisani e dalla moglie rispetto al patrimonio familiare effettivo, aspetto che ha convinto gli investigatori ad approfondire le indagini.
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