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SAN FERDINANDO – Ammassati come bestie. Gli immigrati di San Ferdinando col passare dei giorni aumentano di numero e le tende installate nella seconda zona industriale non sono sufficienti per sopperire alle loro esigenze abitative. E infatti, i braccianti, al momento circa 500, stanno costruendo proprio a fianco all’accampamento delle baracche con teloni in plastica riadattati a pareti e canne di bambù come fossero strutture di sostegno. I padiglioni, attualmente, sono 72. In ognuno la capienza massima è di 6 persone. Per le prossime settimane è previsto un picco di arrivi dovuto all’inizio della stazione di raccolta degli agrumi. Le condizioni igienico-sanitarie peggiorano a vista d’occhio. Cumuli di rifiuti disseminati ovunque. Vere e proprie discariche a cielo aperto che potrebbero innescare focolai epidemici pericolosi per l’incolumità dei migranti. Uno di loro, Man Addia, 31 anni, liberiano, è morto l’altro ieri. Don Roberto Meduri, parroco della chiesa di Sant’Antonio della frazione Bosco di Rosarno, ha spiegato che «da tempo, la Chiesa, con le associazioni di volontariato è impegnata per l’assistenza agli immigrati». 

Ma la morte di Addia ha creato forte tensione nella comunità ospitata nella tendopoli di San Ferdinando e gli extracomunitari, molti dei quali ancora infuriati, se la prendono con chi nei giorni scorsi ha soccorso Mann nella struttura di accoglienza, «l’equipe del 118 – affermano gli extracomunitari – arrivata con un’ora di ritardo ha fatto una puntura a Mann, pensando di aver risolto il malore che accusava lo stesso da diversi giorni. Nostro fratello stava ancora male ma lo hanno lasciato nella tenda, mentre doveva essere ricoverato» urlano gli stranieri, aggiungendo che «sono stati loro a portarlo all’ospedale di Gioia Tauro, alle quattro di mattina di giovedì, chiedendo un passaggio lungo la SS 118. Tutto è stato inutile. Mann non ce l’ha fatta». A testimonianza del sostegno, don Meduri, fautore della nascita della squadra africana Koa Bosco (LEGGI LA NOTIZIA), una squadra che ha difficoltà nel trovare sponsor, ma che oggi gioca su tutti i campi della Piana, esprime rammarico per quanto accaduto e si sente quasi in colpa per essersi assentato proprio in questi giorni per accompagnare la Koa Bosco a Torino per incontrare i giocatori della Juventus.
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