X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

Futili motivi alla base dell’aggressione di un detenuto, nel carcere Arghillà di Reggio, che ha provocato contusioni ad un agente di polizia. La denuncia del presidente Domenico Mastrulli di Conaippe


REGGIO CALABRIA – Aggressione nei confronti di un agente della Polizia penitenziaria in servizio nel carcere Arghillà di Reggio Calabria. Aggredito da un detenuto, avrebbe riportato contusioni giudicate guaribili in 10 giorni. Lo segnala il presidente nazionale della Confederazione autonoma italiana Polizia penitenziaria Conaippe, Domenico Mastrulli.

L’AGENTE AGGREDITO DA UN TETENUTO NEL CARCERE ARGHILLA’ DI REGGIO PER COMUNICAZIONI POSTALI NON GRADITE

L’aggressione all’agente, secondo quanto riferito dal sindacalista, sarebbe avvenuta per futili motivi, comunicazioni postali non gradite. Ed ha riportato «un trauma cervicale e alla mandibola» ed ha dovuto ricorrere alle cure del Pronto soccorso. «Nel carcere di Arghillà – afferma in una nota Mastrulli – sono ristretti oltre 340 detenuti contro una capienza regolamentare del 50% in meno, mentre la vigilanza è affidata a sole 110 unità della Polizia penitenziaria, molte delle quali sono in ferie, congedo estivo, congedo straordinario, uffici e assenze legittimate dal contratto di lavoro».

MASTRULLI: UN CARCERE AD ELEVATO RICHIO GESTITO DA POCHE UNITA’

Insomma un carcere di quella portata con elevato rischio per ricezione criminalità territoriale, «sarebbe gestito da solo 10-12 unità per turno. Un solo agente a volte controlla anche oltre 150 detenuti da solo e disarmato. Basta. Rivolte, sommosse, ammutinamenti, incendi, danneggiamenti, evasioni, tentativi di evasione come a Bari. La Confederazione autonoma italiana Polizia penitenziaria sindacale chiede almeno maggiore rispetto e dichiarazioni veritiere da uomini e donne votate per il senso civile della democrazia e delle leggi italiane e non nella facile dichiarazione di occasione».

ALTRA AGGRESSIONE A CATANZARO

«Sempre nella giornata di ieri – afferma ancora Mastrulli – questa volta a Catanzaro, un altro detenuto, e pare essere diventato un rituale per i criminali che chiedono ed ottengono attenzione, è salito sul tetto del carcere per poi rientrare dopo l’intervento del pm di turno, del direttore, del comandante e tutta la processione di chi il carcere poi lo vive non direttamente nei reparti detentivi. La nostra solidarietà e vicinanza all’agente ferito».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE