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Arrestato un 43enne con l’accusa di essere un esponente di fiducia del clan e di aver agevolato la latitanza del boss Domenico Bellocco
ROSARNO (REGGIO CALABRIA) – I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di Pietro Di Giacco, 43 anni. L’uomo è ritenuto personaggio di assoluta fiducia dei vertici della cosca Bellocco di Rosarno.
Il procedimento che ha portato all’arresto di Di Giacco è partito nel dicembre 2019. Al centro dell’indagine le dinamiche di operatività della cosca Bellocco e sulla gestione della latitanza di Domenico Bellocco, 48 anni, indicato come figura apicale del sodalizio di ‘ndrangheta operante a Rosarno. Di Giacco, residente a Gioia Tauro, è accusato di associazione di tipo mafioso, commessa a partire dal mese di aprile 2020. Per l’accusa avrebbe rivestito un ruolo di primo piano nella gestione della latitanza di Domenico Bellocco e, più in generale, degli affari illeciti della cosca.
ARRESTATO PRESUNTO ESPONENTE DEL CLAN BELLOCCO
Dalle indagini sarebbe emerso come «personaggio di assoluta fiducia operativa sul territorio controllato dalla cosca». Ciò per aver, secondo l’accusa, «assicurato una rete di protezione e comunicazione tra i vertici». Ma anche per «essersi reso parte attiva nella realizzazione del programma criminoso della consorteria». Di Giacco, in particolare, aveva assunto «il ruolo di latore delle comunicazioni riservate in merito alla latitanza di Domenico Bellocco. Rendendosi pienamente disponibile sia ad avvicinare le vittime di estorsione nell’interesse del sodalizio mafioso che a fungere da soggetto a cui rivolgersi per presentare richieste di protezione o assolvere al pagamento del “dovuto” estorsivo alla cosca».
Lo stesso arrestato, nel corso dell’indagine, avrebbe ricordato di aver fornito in più di un’occasione e per numerosi anni assistenza ai latitanti della famiglia Bellocco. Compito eseguito nel migliore dei modi e senza commettere errori che avrebbero potuto condurre gli investigatori alla loro cattura. Sulla base di tali “successi”, avrebbe espresso la volontà di monopolizzare la gestione della latitanza di Domenico Bellocco. In tal modo evitando che altri potessero farlo al suo posto, ritenendoli inaffidabili. Al termine delle operazioni, i militari lo hanno portato nella casa circondariale di Palmi, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini sono state coordinate dalla procura distrettuale antimafia reggina, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri.
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