4 minuti per la lettura
REGGIO CALABRIA – A partire dalle prime ore del mattino di ieri giovedì 19 maggio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, unitamente al personale delle forze di polizia di Romania e Germania sotto il coordinamento di Europol, l’agenzia di Polizia europea specializzata nel contrasto al crimine transfrontaliero tra gli Stati membri dell’Unione, hanno dato esecuzione a 13 mandati di arresto europeo e 3 ordinanze di custodia cautelare.
I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Locri, su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha coordinato le complesse indagini, nei confronti dei vertici di un’organizzazione criminale dedita alla circonvenzione di soggetti fragili.
L’operazione, convenzionalmente chiamata “Transilvania”, scaturisce dall’attività d’indagine avviata nel 2018 sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Locri, a seguito di una denuncia sporta da un anziano originario di un paese della locride alla locale Stazione Carabinieri, segnalando per primo di essere stato circuito da una giovane donna di nazionalità rumena la quale, fingendosi innamorata di lui, lo aveva indotto, nell’arco di un anno, a consegnarle, attraverso dazioni dirette di danaro contante e versamenti tramite “Money Transfer” all’estero, la somma complessiva di 20.000 euro.
I Carabinieri, attraverso una mirata attività investigativa nonché tramite accertamenti di natura finanziaria sull’interessata, sono giunti in breve a disvelare un’articolata organizzazione criminale, dotata di una struttura piramidale, composta interamente da soggetti di nazionalità rumena, avente un vertice stanziale in Romania e la propria base operativa in Italia tra Bianco e Melito di Porto Salvo (RC), con articolazioni nei comuni di Siderno, Rosarno, Bovalino, Reggio Calabria e Milazzo (ME).
INDAGATE 59 PERSONE, OGNUNA AVEVA UN RUOLO
Sono 59, complessivamente, gli indagati dell’inchiesta “Transilvania”. Ogni indagato aveva un compito ben definito all’interno della rete i cui vertici erano due coniugi originari di Bistriţa-Năsăud, in Romania. L’associazione si sarebbe avvalsa di giovani donne che, appositamente addestrate ed agendo singolarmente, dopo aver selezionato con attenzione le proprie potenziali vittime, generalmente uomini anziani di età compresa tra i 70 ed i 90 anni, attraverso modalità di circonvenzione ricorrenti, inducevano questi al versamento di cospicue e continue somme di danaro, fino a mille euro per singola transazione, che venivano ceduti dalla vittima direttamente nella mani della truffatrice, oppure bonificati ai vertici della banda in Romania.
L’approccio consisteva solitamente con la scusa di vendere oggettistica di esiguo valore come accendini e fazzoletti. Da lì seguiva la fase di «adescamento», nel corso della quale le giovani donne, approfittando delle condizioni di solitudine e vulnerabilità delle vittime, si dichiaravano infatuate di quest’ultime, nonché bisognose di denaro, adducendo nella maggior parte dei casi fittizi problemi di salute personali o dei propri familiari residenti, in particolare, nell’area esteuropea.
A UNA VITTIMA UNA DOSE QUASI LETALE DI VALIUM
Sono circa una quindicina le vittime accertate nell’arco temporale coperto dall’inchiesta. Dalle indagini è emerso che non c’era solo la circonvenzione di anziani come metodo per raggirarli e costringerli a consegnare denaro alle donne romene.
Il “modus operandi” dell’organizzazione di natura transfrontaliera prevedeva anche le minacce che, in alcuni casi, si trasformavano in vere e proprie estorsioni allorquando la vittima, accortasi della spirale nella quale era incappata, decideva di non elargire nuove somme, per poi essere ricattata dietro l’intimidazione di rivelare la relazione clandestina ai familiari o all’eventuale coniuge nel caso in cui fossero cessati i versamenti.
A conferma della spregiudicatezza dei componenti dell’organizzazione c’è un episodio consumato nel dicembre 2018 quando i carabinieri della stazione di San Luca hanno sottoposto a fermo due donne, successivamente condannate e tutt’ora ristrette in carcere. Avevano rapinato l’abitazione di un settantasettenne precedentemente circuito, non prima di avergli somministrato una dose quasi letale di valium, causando all’uomo, nei giorni successivi all’evento, ben due infarti.
In altre due occasioni, nel dicembre 2018 e nell’aprile 2021, i carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato due donne nel momento in cui queste riscuotevano i soldi oggetto di richiesta estorsiva conseguente alla ribellione da parte delle proprie vittime, le quali si vedevano costrette a pagare nuove somme affinché non venisse rivelata ai familiari la relazione.
Nell’ottobre 2018, invece, a Grotteria in provincia di Reggio Calabria un uomo di quasi 90 anni è stato condotto in un’abitazione privata in uso alla propria adescatrice, dando così il tempo ai complici della donna di sottrargli il portafoglio dall’autovettura.
Gli indagati facevano rientro periodicamente in Romania per ridefinire le strategie operative e spartirsi i proventi delle condotte illecite. Il carattere transnazionale dell’organizzazione ha fatto emergere la necessità per gli investigatori di avviarne il monitoraggio degli spostamenti tramite i canali di cooperazione internazionale di polizia. Lo sforzo sinergico tra le articolazioni territoriali dei carabinieri della provincia di Reggio Calabria ed Europol ha consentito la localizzazione di 16 soggetti destinatari di misura cautelare, 13 dei quali individuati tra la Romania, la Germania e l’Olanda.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA