Il carcere di Arghillà
1 minuto per la letturaREGGIO CALABRIA – Una guardia penitenziaria del carcere di Arghillà a Reggio Calabria è stata aggredita e ferita da un detenuto.
«È stata un’aggressione vile ed ignobile quella posta in essere da un giovanissimo detenuto di origini campane». A condannare il gesto è Fabio Viglianti, coordinatore regionale del sindacato Sinappe che spiega come il detenuto durante il colloquio effettuato in modalità di video chiamata con la madre, stesse violando le condizioni di utilizzo del servizio così come autorizzato.
All’intervento dell’agente per rilevare l’infrazione, il detenuto ha reagito subito «in maniera scontrosa ed arrogante, con gravi offese verbali, oltremodo sessiste, inveite tanto nei confronti delle poliziotte presenti che successivamente verso il collega intervenuto in supporto».
Il detenuto, sempre più agitato, spiega in una nota il sindacato, è uscito dalla sala predisposta ai video-colloqui e inveiva pesantemente contro il personale di Polizia Penitenziaria presente, minacciandolo più volte di morte.
Nonostante i tentativi di riportare la calma il detenuto ha «aggredito violentemente» il personale intervenuto «con calci e pugni, strappando la tuta di servizio ad uno di loro e provocando varie lesioni a collo, mani ed inguine».
Il detenuto, descritto come «particolarmente facinoroso e già conosciuto come una “testa calda”, fu individuato tra i fautori della rivolta di Poggioreale e fu trasferito dapprima a Palmi ed ora a Reggio Calabria. Nonostante la violenza e la prepotenza dell’aggressione e la violazione posta in essere, al detenuto è stato comunque permesso di terminare il colloquio».
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