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Domenico Creazzo

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SANT’EUFEMIA D’ASPROMONTE (REGGIO CALABRIA) – «Un panorama criminale che sconforta» disse allora il Procuratore Capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri presentando alla stampa insieme al Procuratore Aggiunto Gaetano Paci i risultati dell’operazione “Eyfhémos”, per sintetizzare il quadro fosco di intrecci politico mafiosi che gravavano e condizionavano la comunità Eufemiese. “Eyfhèmos” nome greco di S. Eufemia, cittadina di poco più di quattromila con legami strettissimi con la montagna dell’Aspromonte, luogo fertile di antiche coniugazioni antropiche e criminali. Un’inchiesta che fece emergere come in un contesto di insieme nel quale gruppi di potere, ndranghetisi, politici, massoni aderenti al Goi, in una loggia della città di Reggio Calabria, hanno tentato di governare il comune e di come si apprestavano a fare il salto di qualità.

Uno spaccato che coinvolse direttamente professionisti al sopra di ogni sospetto, criminali, affaristi che hanno tentano persino di aggiustare processi e che vede come protagonisti anche uomini dello Stato come Domenico Creazzo, finanziere di professione sia pure in aspettativa e politico rampante, sindaco della cittadina reggina, ma anche ex Presidente facente Funzioni del Parco dell’Aspromonte e per ultimo consigliere regionale eletto a furor di ‘ndrangheta. Un uomo capace di passare senza alcuna remora dal centro destra, al centro sinistra e poi ancora al centro destra, ultima sua sponda “Fratelli d’Italia”. Creazzo ha forse registrato un record quasi mondiale passando in pochissimi giorni dalla proclamazione a consigliere regionale all’arresto con la pesantissima accusa di scambio elettorale politico mafioso.

Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria svolte dalla Squadra Mobile e il Commissariato di Polizia di Palmi, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo – portarono al coinvolgimento per associazione mafiosa in quanto ritenuti appartenenti alla potentissima cosca Alvaro di Sinopoli, detenzione di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché per scambio elettorale politico mafioso, numerose persone.

Il lavoro della Polizia accertò come l’azione della ‘ndrangheta è risultata talmente pervasiva da essere riuscita a collocare propri rappresentanti ai vertici dell’Amministrazione Comunale come il Vice Sindaco Cosimo Idà , artefice di diverse affiliazioni alla ndrangheta che avrebbero provocato l’alterazione degli equilibri nei rapporti di forza tra le varie fazioni interne. Con la contestazione di partecipazione all’associazione mafiosa sono stati arrestati in esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere il Presidente del Consiglio Comunale Angelo Alati quale mastro di giornata della cosca, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico ingegnere Domenico Luppino referente della cosca in relazione agli appalti pubblici del comune e persino Domenico Forgione, detto “Dominique”, consigliere comunale di minoranza.

L’attività di monitoraggio degli investigatori della Polizia, riscontrò come gli indagati facevano riferimento alle cariche e ai gradi della ‘ndrangheta come la “santa”, “camorrista”, “vangelista”, “sgarrista”, “capo locale”, “contabile”, alle cerimonie, alla formazione di un banconuovo, alla creazione di un nuovo locale a Sant’Eufemia d’Aspromonte con l’auspicata legittimazione del Crimine di Polsi e l’indipendenza dagli Alvaro di Sinopoli che, tuttavia, continuano a controllare Sant’Eufemia, forti dell’essere una grande cosca, anche se i diversi sottogruppi familiari chiamati “Carni i cani”, “Pajechi”, “Merri”, “Pallunari”, Testazza” o “Cudalunga” godono di una certa autonomia programmatica e di azione. La ‘ndrangheta eufemiese appare antica e moderna al tempo stesso, ancorata a vecchi rituali ma fortemente protesa a radicarsi sempre più nel settore socio-economico ed imprenditoriale, anche attraverso un’oculata attività di infiltrazione negli apparati amministrativi, istituzionali e politici. Definito perno centrale di molte operazioni Domenico Laurendi, processato per associazione mafiosa e assolto in secondo grado nel procedimento “Xenopolis” nell’ambito del quale emergeva come uomo di fiducia di Cosimo Alvaro classe 1964, la cui immagine si irrobustì nell’inchiesta “Eyfhèmos” in ragione della sua crescita esponenziale di ‘ndranghetista.

Fu vicino al sindaco di San Procopio, Rocco Palermo, uomo degli Alvaro e voluto fortemente da costoro. Palermo venne arrestato e poi il piccolo comune sciolto per mafia. Fu vicino all’ex vicesindaco e poi sindaco Angelo Rossi di Delianova che non si muoveva senza il benestare degli Alvaro. Anche Rossi venne arrestato e il comune di Delianuova sciolto per mafia. Laurendi – scrive il Gip – cura personalmente e direttamente le relazioni con i politici. C’era lui dietro la carriera di Domenico Creazzo e nell’espansione del bacino elettorale del Senatore Marco. Ma le accuse più dirette furono contestate al fratello dell’ex sindaco ed ex consigliere regionale Antonio Creazzo, un consulente del lavoro con buone “entrature”. Un massone appartenente ad una loggia del Goi di Reggio Calabria ed è anche coniugato con un ufficiale dell’Arma, la figlia dell’appuntato dei Carabinieri Elena Fava il cui padre venne ammazzato nell’agguato ai carabinieri nel 1993 che risulta indagata. È lui che avrebbe stilato un accordo con Laurendi per un intervento su un magistrato della Corte di Appello di Reggio Calabria al fine incidere sull’esito finale di un processo per il quale Laurendi sembrava tenere moltissimo, ovvero quello del procedimento denominato Xenopolis del 2013.

Seguendo le mosse di Nino Creazzo gli inquirenti scoprirono anche uno spaccato professionale non limpido del fratello Domenico in relazione alla sua funzione di ex presidente del Parco dell’Aspromonte nel cui svolgimento risulterebbe avere assecondato varie richieste a fini clientelari. La conduzione spregiudicata della campagna elettorale per le regionali di febbraio sarebbe stata delegata proprio ad Antonino Creazzo che contatta gli Alvaro per procurare voti al fratello e – secondo gli inquirenti – ci riesce. Si arriva persino ad affermare euforicamente: «avimu l’appoggio di tutti i buchi di l’Alvari» (abbiamo l’appoggio di tutti gli Alvaro)».

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