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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Dda di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari e contestuale decreto di sequestro preventivo nei confronti di sei persone (quattro in carcere e due agli arresti domiciliari), nonché una misura interdittiva personale (sospensione per mesi 12 dall’esercizio di pubblico ufficiale o servizio) e una misura di sequestro preventivo delle quote di partecipazione e di tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale riguardante una impresa di onoranze funebri denominata “Croce Amaranto” con sede a Reggio Calabria.
In manette alcuni esponenti della cosca di ‘ndrangheta Labate, dediti a estorsioni, detenzioni di armi da guerra, comuni da sparo e clandestine e trasferimento fraudolento di valori.
Le misure emesse dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Antonino Foti, su richiesta della competente Dda, sostituti procuratori Diego Capece Minutolo e Stefano Musolino, riguardano Pietro Toscano, reggino 67enne che è finito in carcere; Paolo Falco, reggino 50enne, (in carcere); Antonio Laurendi, reggino 64enne, (in carcere); Francesco Toscano, reggino 41enne (in carcere), Massimiliano Latini, nato a Lodi 44enne (arresti domiciliari); Vincenzo Laurendi, reggino 31enne, (arresti domiciliari) e Antonia Messina, reggina 66enne, dipendente del Comune di Reggio Calabria (misura interdittiva della sospensione per mesi 12 dall’esercizio di pubblico ufficiale o servizio).
L’attività d’indagine, condotta dalla Compagnia di Reggio Calabria, a partire dal 2017, scaturisce dall’arresto di Francesco Toscano avvenuto il 16 giugno del 2017 (LEGGI), a seguito del rinvenimento di armi d’assalto, anche da guerra e relativo munizionamento. Nella circostanza veniva avviata un’attività di intercettazione di utenze telefoniche, ambientali e acquisizione di atti hanno consentito di accertare la riconducibilità di quelle armi a un più ampio gruppo di persone storicamente inserite nella cosca Labate conosciuta anche con il nome di “Ti Mangiu” che ha il controllo della zona Gebbione nella città di Reggio Calabria. Gli elementi di indagine racchiudono e attualizzano le risultanze investigative anche delle inchieste “Bumma”, “Roccaforte” ed “Eterna” e delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
Dagli accertamenti è emersa anche un’estorsione che sarebbe stata compiuta da Pietro Toscano a carico di un familiare della moglie di Filippo Chirico, indicato come il reggente della cosca Libri e per questo condannato dal gup, l’11 giugno 2019, a 20 anni di reclusione. Un’altra tentata estorsione sarebbe stata compiuta ad un imprenditore del settore onoranze funebri concorrente della società “Croce Granata” riconducibile a Pietro Toscano e Antonio Laurendi. Società destinataria di un’interdittiva antimafia della Prefettura di Reggio Calabria il 17 ottobre 2017 e mutata poi in “Croce amaranto”.
La dipendente del Comune è accusata di rivelazione di segreti d’ufficio aggravato dalle modalità mafiose, perché, venuta a conoscenza dell’interdittiva antimafia, subito dopo si è recata da Pietro Toscano per informarlo essendo a conoscenza della reale titolarità della ditta.
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