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Lo Stretto visto da Forte Siacci (foto di Marco Introini)

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I luoghi della Biennale dello Stretto: lo sguardo andrà dal Forte Siacci, sopra Campo Calabro, fino a Messina, passando per i Bronzi al Museo


Nel centro del centro del Mediterraneo si apre oggi (18 settembre 2024) la Biennale dello Stretto. Un modo concreto, già pieno di progetti solidi, per ri-dare vita a questo paesaggio, mai così tanto citato e conteso, antenna verso l’Africa, luogo collettivo di pensiero e azione, ponte ideale, ecosistema raro. Lo sguardo andrà dal Forte Siacci, sopra Campo Calabro, fino a Messina, passando per i Bronzi, in una dimensione internazionale: si parlerà quindi dei waterfront cinesi e di greenwashing, delle fiumare calabre e dei diritti urbani, a rischio come quelli umani. Il programma messo a punto dai tre direttori – Mariangela Cama, Alfonso Femia e Francesca Moraci – è imponente: come per l’edizione precedente, provocherà rimbalzi, relazioni, azioni che andranno avanti negli anni. Riduttivo focalizzarla all’Architettura, anche se Reggio Calabria può certo definirsi il posto in cui è nata una scuola.

«Non un evento, ma un progetto» dicono gli organizzatori, in una speranza/miraggio di vedere finalmente insieme le parti che danno le carte e dovrebbero muovere il mondo: la politica, l’università, l’imprenditoria, la cultura, gli ordini professionali. Accompagnati da una categoria che non è registrata in nessun tribunale, ma necessaria per le sorti dell’umanità: quella dei visionari, dei pensatori, dei camminatori delle terre scoscese e delle strade interrotte, quelli che illuminano le strade, come una notte sarà illuminato lo Stretto. Quelli che riescono a vedere una piazza dove oggi ci sono carcasse di auto bruciate, e immaginarla come luogo di socialità, che in effetti è l’esatto contrario di emarginazione e solitudine.

BIENNALE DELLO STRETTO: LA VALORIZZAZIONE DEI LUOGHI COLLETTIVI

E quindi vanno valorizzati i luoghi collettivi che ci sono già, i baricentri culturali come i Musei, ricordando che poi le scelte pesano nel tempo. Marcello Piacentini impose che quella che oggi è la casa dei due guerrieri greci, della Testa del Filosofo e di altre meraviglie, fosse più vicina al cuore di Reggio e soprattutto visibile, svettante sullo Stretto. Provate ad immaginare oggi il Museo un chilometro più a Nord, lontano dal sistema delle quattro piazze del centro, oggi un’attrazione e la promessa di altre scoperte.

Per fortuna non si resta lontani dallo spirito del tempo, e la Biennale immaginerà anche i nuovi ospedali, in un tempo di Sanità dimenticata e smontata, un altro deserto da abitare. Il Forte, Il Museo, l’Università di Messina, il lungomare di Villa diventeranno così per cinque giorni i luoghi dell’ascolto, dello scambio delle buone pratiche e delle idee sane. Il Quotidiano le racconterà.

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