Il presunto occhio di uno dei Bronzi
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Presentate le ultime scoperte sul luogo del ritrovamento dei Bronzi di Riace, tra i rinvenimenti di Braghò oltre al possibile occhio anche i probabili chiodi della nave che li trasportò
SONO trascorsi ormai poco più di 50 anni dal loro ritrovamento, ma i Bronzi di Riace lasciano aperte molte discussioni. Tra convegni, concerti, sfilate, mostre e fuochi d’artificio, c’è chi è stato più fortunato e si è ritrovato di fronte ad autentiche scoperte. Scoperte che se confermate dagli esperti, lasciano ben sperare per altre ricerche e successivi studi, che potrebbero risolvere numerosi interrogativi in merito alle due statue di bronzo venute a galla dal mare di Riace nell’agosto del 1972.
LA SCOPERTA DI QUELLO CHE POTREBBE ESSERE L’OCCHIO DI UNO DEI BRONZI DI RIACE
«Il primo agosto scorso mi sono immerso, ho raggiunto, per una questione di affezione, il posto del rinvenimento dei Bronzi, ci ho passeggiato sopra, ho accarezzato uno scoglio e poi ho fatto rientro a una sessantina di metri, rientrando sono stato attratto da una pietruzza abbastanza singolare, che però pietra non era. Ho subito capito che era un manufatto in bronzo e in calcite che riproduceva chiaramente una pupilla completa di iride appartenente a una statua a grandezza naturale. Superata l’emozione sono rientrato, ho visto degli altri frammenti usciti dalla sabbia, erano delle estremità di chiodi in bronzo. Li ho recuperati secondo la legge, sono tornato a casa, ho chiamato subito chi di competenza, il nucleo dei carabinieri, il Ministero, il sovrintendente, ho consegnato tutto e oggi li offro a voi».
Ieri, a Riace, lo ha dichiarato Giuseppe Braghò, giornalista investigativo con la passione per l’archeologia subacquea e autore dell’ultimo ritrovamento durante un’immersione. E per questo ha convocato un’apposita conferenza stampa. «Sono assolutamente fiducioso nelle indagini delle istituzioni competenti – ha aggiunto Braghò – ma dopo quasi tre mesi mi sono deciso a parlare perché credo che una notizia così non possa più aspettare».
LA PRESENTAZIONE DELLA RECENTE SCOPERTA DEL POSSIBILE OCCHIO (E NON SOLO) DI UNO DEI BRONZI DI RIACE
E alla presenza del sindaco di Riace, Antonio Trifoli, dell’archeologo subacqueo Francesco Laratta, e dell’archeologo Antonio Arcudi, nel salone dell’Hotel Federica, ad una manciata di passi dal luogo dove sono stati trovati i Bronzi, ha presentato il frutto della recente scoperta. Si tratta di un reperto di forma semisferica, dal diametro di circa 1 cm., sembrerebbe in pasta vitrea, in buono stato e di buona fattura, che ha sulla parete posteriore due alette forse in bronzo, utili al fissaggio dello stesso. Sempre nella parte posteriore si notano tracce di un possibile mastice, collante. La parte anteriore presenta, al centro una lavorazione assimilabile ad una pupilla.
Gli altri reperti scoperti da Braghò sono quattro grossi chiodi in rame, che si presentano deformati quasi certamente per sollecitazioni meccaniche. Ipotesi finora azzardata è che potrebbero trattarsi di chiodi probabilmente impiegati per fissare il fasciame di una grossa nave, vista la lunghezza degli stessi che poteva aggirarsi intorno ai 30 centimetri di lunghezza. Oppure sarebbero serviti per fissare paramezzali e travi portanti. Così come il frammento di rivetto, sempre in rame, atto al fissaggio dei madieri.
GLI INDIZI DELL’APPARTENENZA AD UNA DELLE STATUE
Il vano rettangolare di quest’ultimo frammento di rivetto, atto a incastrare il perno di fissaggio, presenta incrostazioni marine in forma di piccoli ciottoli, assimilabili agli stessi documentati sul Bronzo A (detto anche Il giovane o L’eroe). E proprio della Statua A sarebbe, secondo lo scopritore, “l’occhio” ritrovato. «Una scoperta – ha concluso Giuseppe Braghò – che sarà una porta aperta per molte discussioni accademiche e sicuramente per ricerche, ma questo non compete a me, c’è già la Sovrintendenza con cui va tutta la mia fiducia e il mio augurio di buon lavoro per il futuro».
Intorno ai Bronzi di Riace, a dire la verità, molti sono ancora i misteri insoluti. Ad esempio, nel 2004, una spedizione al largo di Riace finanziata da un magnate americano segnalò l’esistenza di strane anomalie metalliche sotto i fondali marini. Attraverso l’utilizzo di un proto magnetometro era stato infatti possibile rilevare ampie e diffuse presenze metalliche nella zona in cui si suppone giacessero i bronzi, prima che fossero spostati verso riva nel punto in cui poi furono trovati. L’allora dottoressa Annalisa Zarattini, soprintendente reggente a Reggio Calabria, dopo aver saputo della scoperta, decise di approfondire le anomalie metalliche acquisite dalla Hercules (la nave di proprietà di Mr. George Robb, INA Texas) presenti e documentate in un report. Ma non le fu possibile farlo: pochi giorni dopo l’annuncio di voler approfondire la ricerca, fu spostata ad altro incarico.
Per il sindaco di Riace, Antonio Trifoli, «si tratta di una scoperta molto importante perché sta a significare che nel mare di Riace ancora ci sono dei reperti che riguardano quel magnifico rinvenimento di 50 anni fa». Ma di sicuro, sulla scoperta di Braghò, non mancheranno le ombre e la questione rimane aperta.
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