L'incendio divampato a Motta San Giovanni
2 minuti per la letturaMOTTA SAN GIOVANNI (REGGIO CALABRIA) – Il comune di Motta San Giovanni interviene per portare chiarezza riguardo l’incendio divampato negli scorsi giorni nei pressi dell’area archeologica (LEGGI) e lo fa, non senza una nota polemica, per precisare che le fiamme, in realtà non hanno interessato la zona archeologica bensì un terreno privato.
Nello specifico «nel pomeriggio di sabato 5 giugno – si legge in una nota del comune – l’incendio non ha interessato l’area archeologica comunale ma un terreno privato, certo di notevole interesse culturale, che tuttavia non è menzionato nella convenzione, sottoscritta tra il Comune e la Soprintendenza, finalizzata alla conservazione e alla promozione del patrimonio archeologico».
Andando più nello specifico «il Comune non ha alcuna competenza – si precisa – sul terreno interessato dall’incendio se non quella di emettere, così come avviene ogni anno, apposita ordinanza per la prevenzione e la repressione degli incendi ordinando ai proprietari di tutti i terreni, tra le altre cose, di eliminare entro il 15 giugno tutti i materiali facilmente infiammabili».
L’Amministrazione comunale rivolgendosi «ai concittadini, ai turisti, agli addetti ai lavori, agli appassionati e ai curiosi», inoltre, suggerisce «di visitare, così come hanno già fatto in centinaia solo nelle ultime settimane, il Castello di Santo Niceto nuovamente illuminato e per la prima volta videosorvegliato, attualmente interessato da un corso di conservazione e restauro del Cristo Pantocratore, l’Antiquarium Leucopetra, riconosciuto museo nel giugno 2019, l’area archeologica di Lazzaro, regolarmente interessata da interventi di manutenzione. siti per i quali l’Amministrazione, in particolare l’assessore con delega alla Cultura Enza Mallamaci, presta molta attenzione nell’interesse comune».
In conclusione, infine, la nota mette in luce come «ogni attività di conservazione, promozione e valorizzazione del patrimonio archeologico, sempre con la supervisione della Soprintendenza e dell’Università, è stata possibile anche grazie all’impegno e al sacrificio di studiosi, locali e non, che hanno sempre risposto alle sollecitazioni del Comune a differenza di alcuni comitati e associazioni che, seppur invitati, hanno preferito volgere lo sguardo altrove».
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