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POTENZA – Un uomo di 39 anni è stato arrestato dalla Polizia perché ritenuto responsabile di cinque incendi a stabilimenti balneari e opifici avvenuti, nel maggio del 2022, a Scanzano Jonico (Matera). A conclusione di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, gli agenti hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale del capoluogo lucano.
L’uomo è accusato di incendio doloso e danneggiamento seguito da incendio, tentata estorsione, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, aggravati dall’uso del metodo mafioso, dall’aver agito per motivi abbietti o futili, dall’aver approfittato di circostanze di tempo e luogo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa, dall’aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità alle persone offese. I reati contestati al 39enne riguardano 5 episodi avvenuti a maggio 2022 a Scanzano Jonico. Il primo è avvenuto il 15 maggio 2022 in località Bufaloria, dove è scoppiato un incendio che ha interessato l’intero stabilimento balneare “Baia delle Scimmie”.
Nella serata del 17 maggio 2022, in località Terzo Cavone presso il lido balneare “La Kicca”, un incendio ha distrutto 20 pedane in legno che costituivano il percorso pedonale d’ingresso allo stabilimento. Nella notte del 19 maggio un altro incendio ha completamente distrutto l’intera struttura in legno dello stabilimento balneare “La Kicca”. Il 23 maggio è stato danneggiato con il fuoco un deposito di attrezzature agricole, di proprietà di un poliziotto in servizio presso il commissariato di Policoro.
Nella notte del 25 maggio un altro incendio ancora ha distrutto gran parte dell’opificio Suriano Frutta – Commercio Ortofrutticolo di Scanzano Jonico. Le indagini hanno consentito di accertare che il 39enne sarebbe stato l’organizzatore e in alcuni casi anche l’esecutore materiale degli incendi, con l’aiuto di alcuni complici per il momento ancora ignoti. Sulla base degli indizi raccolti, si pensa che l’uomo abbia realizzato gli incendi dei due stabilimenti balneari per ritorsione nei confronti dei loro custodi da cui pretendeva denaro.
Nei confronti del poliziotto di Policoro, l’uomo invece provava un particolare astio dovuto sia alla sua attività d’indagine sia al fatto che in passato lo aveva arrestato in flagranza per altri reati. L’incendio dell’opificio di famiglia invece sarebbe stato realizzato per depistare le indagini e per persuadere i familiari a versargli somme di denaro.
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