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COSENZA – Il turismo come leva per salvare i nostri borghi. Un’idea tanto semplice quanto efficace per la Calabria che da tempo proponiamo con le nostre pagine settimanali dedicati ai piccoli centri calabresi, spesso scrigni di preziose testimonianze. Anche la rivista Gambero Rosso ha recentemente raccontato come un gruppo di persone siano riuscite, ristrutturando vecchi edifici, a creare un albergo diffuso e rilanciare il vecchio borgo di Strongoli. Il paese del crotonese è solo un esempio di quello che può essere il futuro del turismo in Calabria, soprattutto se consideriamo la struttura geomorfologica della regione con pochissimi grandi centri urbani e tanti paesini sparsi dalle grandi potenzialità.

Di borghi oggi si fa un gran parlare anche da parte di urbanisti come Stefano Boeri e Massimiliano Fuksas e la Calabria per una volta è stata all’avanguardia in questa tendenza resa ancora più solida dalla pandemia da Covid 19. Ma partiamo dall’inizio.

La giunta regionale era guidata ancora da Mario Oliverio quando venne pubblicato un articolato bando relativo alla rivitalizzazione dei nostri borghi. Il bando era composto da due tronconi: uno dedicato alle pubbliche amministrazioni con un finanziamento di 100 milioni, un altro rivolto ai privati con un plafond di 36 milioni.

Questo secondo troncone del bando, a sua volta, era diviso in tre filoni. Il primo riguardava la riqualificazione delle attività ricettive per il quale sono state presentate circa 1700 domande. Il secondo riguardava i servizi turistici come la possibilità di creare infopoint, servizi di guide turistiche, noleggio di bici, barche, motorini e tanto altro connesso al turismo. Per questo filone le domande pervenute sono circa 300. L’ultima misura riguardava proprio i servizi di ristorazione, volti a valorizzare le tradizioni agroalimentari calabresi. Qui le domande pervenute da parte dei privati sono state 400.

Contro il bando c’erano stati una serie di ricorsi al Tar che però sono stati tutti respinti. Poco prima delle elezioni, insomma, sembrava essere tutto pronto per l’erogazione dei fondi. Ricordiamo che l’alto numero di adesione al bando era stato facilitato anche dalla circostanza che si prevedeva un contributo a fondo perduto fino a 70.000 euro per gli under 29 e per le donne, ciò al fine di aiutare l’occupazione delle due categorie.

Svoltesi le elezioni, però, del bando si sono perse le tracce. Sul portale della Regione si legge solo che le graduatorie sono in fase di valutazione. Ma quanto durerà questa fase? Ai tanti che hanno avanzato questa domanda non è stata fornita alcuna risposta.

Da quello che siamo riusciti a capire pare che i bandi siano stati a tutti gli effetti congelati. Si è interrotto il lavoro delle tre commissioni che erano state nominate per valutare le domande e soprattutto si è deciso di trasferire la competenza della pratica dal Dipartimento Urbanistica e Territorio a quello del Turismo. Poi c’è stato il lockdown e tutto si è fermato. E ancora lo è. Il problema è che sono tanti i privati che hanno già investito nella progettazione e non solo. Infatti il bando prevedeva anche la possibilità di ottenere il finanziamento a lavori già iniziati purchè fossero adeguatamente certificati. Questo proprio per accelerare l’iter.

Di più non sappiamo se non che il vicepresidente e assessore regionale alla Cultura, il leghista Nino Spirlì, in due uscite pubbliche aveva apertamente contestato questi bandi. Lo scorso primo luglio in un convegno pubblico a Casignana aveva giudicato impossibile che in Calabria ci fossero «360 borghi su 400 comuni». Poi annunciava che entro la fine del mese di luglio, massimo i primi di agosto, avrebbe emanato un nuovo bando, questa volta «riservato solo ai siti di vero interesse culturale che non sono più di 40. Basta con i soldi a pioggia».

Il giorno prima il vicepresidente era stato invece in visita a Gallicianò, uno dei centri ellenofoni per eccellenza della Calabria. Qui aveva dichiarato di essere al lavoro insieme alla sua struttura «per una legge, che vedrà la luce entro il 2021, per individuare i veri borghi calabresi che saranno riconosciuti dalla Regione. Dopo l’approvazione della legge partirà un definitivo piano dei borghi».

Restiamo in attesa di legge e nuovo bando, quindi. Ma se non abbiamo frainteso, per il vicepresidente, quindi, il bando sui borghi peccava di clientelismo. Ma se questo può valere per i 100 milioni destinati ai comuni, non spiega perchè rimanga al palo anche il troncone rivolto ai privati.

Segnaliamo che l’attenzione ai borghi oggi è più che mai crescente al punto che il Governo per i piccoli comuni di Calabria, Campania e Basilicata ha impegnato solo 30 milioni. La giunta Oliverio con largo anticipo ne aveva messi sul piatto ben 136. Lo scorso gennaio, poi, si è svolta una riunione dell’agenzia di coesione con il Mibact, le Regioni e il Ministero per il Sud e il rappresentante dell’Ue aveva citato il bando calabrese proprio come modello da seguire. La nuova maggioranza, però, non deve pensarla così e oggi è tutto inspiegabilmente fermo.

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