Il termovalorizzatore di Gioia Tauro
3 minuti per la letturaCOSENZA – Sembra ancora lunga la strada per un ritorno alla normalità (leggasi efficienza) del settore rifiuti in Calabria.
Il presidente Roberto Occhiuto, il 23 marzo scorso, ha annunciato l’approvazione del nuovo piano rifiuti che passa sostanzialmente dal riefficientamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro. I consiglieri regionali di maggioranza hanno subito plaudito l’iniziativa come risolutiva dell’emergenza atavica che opprime il nostro territorio.
Eppure un vero e proprio piano rifiuti ancora non c’è. Quello di cui parla il presidente, con ogni probabilità, sono due delibere di giunta che più che un vero e proprio piano rappresentano una sorta di atto di indirizzo. In particolare ci riferiamo alla famosa delibera n° 118 del 21 marzo scorso contenente il disegno di legge con cui si riorganizzano i servizi pubblici locali ambientali facendo nascere la famosa multiutility che dovrà più che gestire, organizzare i settori acqua e rifiuti.
E’ proprio nell’articolo 1 della legge, e precisamente nel comma 5, si dettano le linee guida di quello che sarà un giorno il piano rifiuti. In questo articolo, infatti, leggiamo incentivi al compostaggio di comunità e autocompostaggio; la commercializzazione , lo scambio o la cessione gratuita di beni usati presso i centri del riuso nonché il mercato di prodotti e materiali riciclati. Ancora si scrive che lo smaltimento in discarica debba essere progressivamente ridotto e che la tariffazione puntuale è strumento fondamentale e da privilegiare per sensibilizzare cittadini e imprese a produrre meno rifiuti possibili. Ancora si prevede un programma regionale di prevenzione dei rifiuti con campagne di sensibilizzazione e una collaborazione continua fra tutti gli attori del settore.
Dichiarazioni di principio, quindi, rispetto alle quali è difficile essere contrari. Il problema è come realizzare questi obiettivi visto l’assoluta assenza in Calabria di infrastrutture adeguate allo scopo, al punto che la provincia di Cosenza, priva di impianti, è costretta ad esportare i suoi rifiuti via nave fino in Svezia al costo di 330 euro a tonnellata. Su questo c’è un solo passaggio nel disegno di legge ovvero il comma g «venga prevista nella pianificazione di settore la realizzazione di una solida rete di infrastrutture per la gestione dei rifiuti, anche attraverso fondi nazionali e comunitari». Quali impianti realizzare e dove, dunque, non è stabilito nel disegno di legge. Il problema sono anche i tempi per realizzare queste infrastrutture che debbono essere rapidi se si vuole centrare l’obiettivo di fare trovare i turisti in una regione davvero “green”.
La realtà è che il presidente Occhiuto punta forte su un solo elemento ovvero il vecchio termovalorizzatore di Gioia Tauro che se messo a regime potrebbe da solo risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti di una regione che conta 1,8 milioni di abitanti scarsi.
Ed infatti la delibera più importante, per quel che riguarda i rifiuti, approvata in quella seduta non è la 118 bensì la n° 93 che ha per titolo “documento di indirizzo gestione dei rifiuti urbani per l’aggiornamento del piano regionale dei rifiuti”. In questo atto si dà praticamente mandato al Direttore generale del settore Ambiente di effettuare un’indagine di mercato per il riefficentamento e la gestione dell’impianto di Gioia Tauro. Praticamente un project financing per affidare a privati la gestione dell’impianto. Ci sarebbe da chiedersi che esito avrà questa indagine di mercato visto che Gioia Tauro era gestita quindici anni fa dalla multinazionale francese Veolià (oggi Veolià/Suez), un colosso con un fatturato da 40 milioni di euro l’anno che però sta lasciando la Calabria. Lo ha già fatto con Gioia Tauro e dal 2015 tenta di farlo con Sorical. Questo si vedrà.
Nel frattempo si è posto anche un problema di natura giuridica: come mai la Regione intende fare la gara se la gestione dell’abito dei rifiuti è in capo ai sindaci che la esercitano attraverso gli Ato? Il problema è aggirato proprio dal disegno di legge che vuole far nascere la multiutility che ha abrogato i cinque Ato provinciali per costituire un’Ato unica regionale.
Allora non resta che aspettare che il Dipartimento Ambiente metta su la gara di project financing per ammodernare e gestire Gioia Tauro e forse potremmo mettere definitivamente fine al turismo dei rifiuti e alle discariche.
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