La sede dell’Arpacal
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CATANZARO – Le parole d’ordine della mission di Arpacal sono prevenzione e protezione, ma il sistema appare inceppato. A pesare è soprattutto la carenza di personale, troppi dipendenti assunti dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente sono transitati in altri uffici, con operazioni ripetute negli anni ed anche negli ultimi giorni. Il risultato finale presenta tanti uffici composti da responsabili e direttori, senza però il relativo personale. Una sorta di “generali senza esercito” che rischia di paralizzare un ente che dovrebbe essere un punto di riferimento nel sistema ambientale calabrese.
CROTONE, “SIN” MA SENZA PERSONALE
L’esempio lampante delle incongruenze Arpacal è Crotone. Sito di interesse nazionale, con la necessaria bonifica ambientale avviata ufficialmente nel mese di settembre 2019, può contare sulla reale presenza di due dipendenti Arpacal più il direttore del dipartimento. Eppure l’attività dell’agenzia è fondamentale negli step della bonifica, che potrebbe subire rallentamenti se non ci fossero le condizioni per seguire passo dopo passo le operazioni che devono essere validate proprio dall’ente strumentale della Regione Calabria. L’esempio di Crotone potrebbe essere calato interamente anche per le realtà di Vibo Valentia e Reggio Calabria, anch’esse esposte a criticità per l’esistenza di alcuni particolari insediamenti industriali.
I FONDI CHE MANCANO
Sicuramente Arpacal soffre pure di una carenza di bilancio, se si considera che i fondi destinati alla struttura dovrebbero essere pari all’1% dell’ex fondo sanitario regionale, mentre a stento si raggiunge una percentuale dello 0,5%. Eppure, i soldi non sembrano essere un grave problema, considerata la mole di assunzioni che negli anni sono state effettuate da Arpacal, salvo poi “girare” il personale stesso verso altri lidi. I fondi legati alla sanità implicano anche che i dipendenti dell’agenzia siano assunti con contratti del sistema sanitario, eppure nessuno ha mai pensato a inserire queste figure tra quelle da vaccinare con priorità contro il Covid-19.
LA CORSA AGLI INCARICHI
Intanto, proprio in questi giorni è partita la corsa agli incarichi dirigenziali delle strutture complesse. Un passaggio importante non solo perché detta la linea che i vari centri dovranno mantenere, ma anche perché bisogna capire come molti di questi dirigenti potranno trovarsi uffici senza alcun dipendente da “guidare”, pur ricevendo lauti stipendi.
OBIETTIVO PREVENZIONE
Proprio queste lacune mettono in difficoltà lo svolgimento della missione dell’ente. La prevenzione è la pietra miliare. In tempo di pandemia, per fare un parallelismo, è come se non si effettuassero i vaccini per proteggere la popolazione. Bisognerebbe fare camminare insieme sviluppo e ambiente, ma per fare in modo di evitare che la gente possa ammalarsi, necessita avere il personale adeguato per numero e qualità.
Nel settore prevenzione, spulciando il sito ufficiale di Arpacal, sicuramente pieno di nozioni normative, non emergono particolari iniziative in corso, specie se si considerano i tanti ruoli che la stessa agenzia dovrebbe ricoprire secondo la legge istitutiva che risale al 1999, modificata in diverse occasioni dal punto di vista dell’apparato gestionale. Questi progetti da mettere in campo potrebbero rappresentare quel vaccino utile per la popolazione. Solo a leggere le attività previste per Arpacal ed elencate sul sito ufficiale occorre molto tempo, a conferma di una potenzialità immane che resta imbrigliata.
IL CASO DEL CENTRO MULTIRISCHI
Che qualcosa non stia seguendo un sistema di adeguata programmazione lo dimostra anche uno dei fiori all’occhiello dell’ente. Il centro funzionale multirischi è stato allestito per “attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici”. Ed allora, appare più ovvio il collegamento con il Dipartimento della Protezione civile, così come sottolineato in tanti, ma la struttura rimane in capo all’ente strumentale che ne garantisce anche stipendi e funzionalità. Proprio ieri, l’Arpacal ha reso noto un progetto per il centro funzionale di circa undici milioni di euro, di cui più di due milioni già spesi, beneficiando di fondi del Por Calabria 2020-2024. Una iniziativa, scrive l’agenzia, «destinata a migliorare la resilienza del sistema regionale di protezione civile e di difesa dell’ambiente».
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