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NASCE LA SORICAL

A quel piano avevano creduto in tanti, a partire dalle Regioni, ma dopo alcuni anni, con l’avvento di Berlusconi al Governo e del manager Paolo Scaroni all’Enel, quelle strada non venne più perseguita e la storia per le regioni del Sud cambiò radicalmente.

Acquedotto Pugliese, dopo la trasformazione in Spa, venne ceduta alla Regione Puglia; la Basilicata nel 2004 rilevò il ramo d’azienda materano e Regioni e Comuni costituirono l’Acquedotto Lucano; gli assets di Enel Hydro in Calabria (il 46% di Sorical), in Campania (il controllo di Acque Campane) e in Sicilia (Acque siciliane) vennero cedute alla multinazionale francese Veolià. I Comuni calabresi, rappresentati in forma aggregata dai 5 Ambiti Ottimali, avrebbero dovuto affidare la gestione del servizio idrico ad altrettanti soggetti industriali, non lo fecero.

Anzi solo l’Ato di Crotone, estromettendo Italgas dalla gestione, costituì nel 2009 la società pubblica Soakro, fallita nel 2012 sotto una montagna di debiti. Sorical che avrebbe dovuto assicurare l’acqua potabile a 5 gestori industriali individuati dai 5 Ato, si trovò ad erogare il servizio a 385 Comuni, tutti con gestioni lacunose e gravate da un enorme debito verso la Regione che negli anni 81-2004 si è fatta carico di anticipare i costi di gestione degli impianti trasferiti dalla Cassa per il Mezzogiorno, circa 65 milioni di euro l’anno, coperti al 50% dai Comuni.

Ancora oggi ci sono 280 milioni di euro dei 450 iniziali nel bilancio dell’ente regionale, in parte non esigibili secondo i rilievi della Corte dei Conti.


La crisi idrica in Calabria:

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