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Il coordinatore della Gilda insegnanti Nino Tindiglia

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Mentre continuano le polemiche sul dimensionamento, la Gilda degli insegnanti con il suo coordinatore regionale Nino Tindiglia, pensa anche a lanciare un dibattito nuovo per il futuro su quella che potrebbe essere una diversa e nuova organizzazione dei dirigenti delle scuole. Il modello? Quello universitario.

«Siamo al ridicolo – dice Tindiglia – un settore fondante di una società evoluta, tutelato dalla Costituzione, lasciato allo sbando, privo di risorse adeguate, anziché implementato con risorse adeguate per strutture e stipendi del personale, viene preso in giro dal Ministro con provvedimenti riservati al welfare sociale. Ci manca che diano al personale la social card per andare a fare la spesa». Sullo stato di salute della scuola, Tindiglia mette di fila le tante questioni aperte: «aule fatiscenti, contrazione di personale, stipendi inadeguati, riduzione di autonomie, squilibri nord-sud, autonomia differenziata, burocratizzazione eccessiva sottraendo energie al tempo scuola». «Non si vuol fare del disfattismo – puntualizza – ma promuovere un dibattito positivo e serio che porti ad una centralità del ruolo della scuola».

A tal proposito ricorda «tutti i dibattiti e gli interventi sulla scuola, a parole, sono ottimi propositi, tutto si blocca quando si chiedono stanziamenti di risorse adeguate. Nessun Governo negli ultimi 20 anni ha investito seriamente nella scuola, lo dimostra il calo del rapporto tra PIL e risorse investite, diventato uno dei più bassi nel mondo occidentale». Quindi ricorda che «Il declino della scuola è cominciato con la legge sull’autonomia (legge Bassanini), falsa autonomia nella scuola, poi si è passati ai provvedimenti del ministro Moratti, poi al pessimo ministro Gelmini (che ha sottratto alla scuola 8 miliardi tra riduzione di cattedre e riforme. Dove sono finiti?), continuando fino ad oggi con un ulteriore contrazione delle istituzioni autonome in attuazione di un ulteriore dimensionamento».

Le autonomie scolastiche che si sono perse negli ultimi anni – spiega l’esponente della Gilda – si aggirano intorno alle 3500 unità e proseguiranno nel futuro. Il limite per la definizione di una autonomia è fissato a 900. Oggi assistiamo a scuole con più di 1500/2000 allievi e scuole con 350/400 allievi. La soppressione o accorpamento di una istituzione comporta – secondo la Gilda – la chiusura della dirigenza e del DSGA, non del punto di erogazione del servizio, che comunque subisce un disagio.

E allora per Tindiglia e la Gilda «è arrivato il momento di cambiare la struttura organizzativa della dirigenza scolastica che si caratterizza per due aspetti, uno organizzativo – gestionale e l’altro pedagogico – didattico, e che fissa la norma di partecipazione al concorso per dirigenti a coloro che provengono dal ruolo di docente cioè il DS non può provenire da altri ruoli dirigenziali della pubblica amministrazione e viceversa, eliminando la mobilità intercompartimentale». In sostanza uno degli interventi fondamentali per una nuova organizzazione della dirigenza scolastica passerebbe attraverso la separazione di questi due aspetti. «Un nuovo modello di riorganizzazione della dirigenza scolastica – rimarca – può venire guardando alla struttura organizzativa universitaria. Creare un Rettorato che gestisca le istituzioni dal punto di vista amministrativo contabile e creare per ogni istituzione autonoma un “Preside di facoltà” eletto dal Collegio Docenti per la gestione didattico pedagogica e di indirizzo con semi esonero dall’insegnamento. Non si sta farneticando, si parla di modelli reali esistenti».

E prosegue: «Si possono prevedere dei rettorati per aree territoriali e per ordini di scuola o indirizzo (es. si prende un’area geografica ben definita e si istituiscono dei rettorati per istituti comprensivi, scuole superiori divise per aree liceali, tecniche e professionali) così si liberano – dice l’esponente della Gilda – risorse per meglio pagare i dirigenti e dal punto di vista organizzativo ogni scuola autonoma può decidere organicamente l’offerta formativa proveniente dal Collegio dei Docenti (oggi assistiamo a collegi docenti che devono gestire contemporaneamente negli IIS l’offerta formativa liceale, tecnica e professionale che confliggono tra di loro». Tindiglia propone quindi «uno studio di fattibilità su questa ipotesi. Si apra il dibattito».

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