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Roberto Occhiuto

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COSENZA – Il primo scontro è sui fondi Covid e quel riparto ridicolo rispetto alle possibilità. Una coltellata a Spirlì e una a Longo e forse anche ai burocrati che li hanno preceduti.

Roberto Occhiuto nel suo primo giorno da uomo-sanità e l’addio in sordina dell’ex commissario ad acta, praticamente da licenziato in tronco, tira fuori il problema. La Calabria avrebbe potuto ottenere 200 milioni di euro in più per l’emergenza Covid se in sede di riparto i suoi predecessori avessero semplicemente evitato di andare al ribasso chiedendo una cifra pari a 46 euro per cittadino, a fronte di una media nazionale di 130 euro pro capite, dice Occhiuto.

Sul perché le ipotesi sono tante, sta di fatto che ad un certo punto la domanda di richiesta fondi è stata “sbagliata”. Questo in un caos gestionale dove a fatica si è capito chi fosse il soggetto attuatore per l’emergenza Covid.

Ora il problema è serio: in primis la Calabria ancora non ha rendicontato la spesa sul Covid, in secondo luogo perché di quanto consegnato sono rimasti accantonati 81 milioni. Di quel poco consegnato in pratica non si è speso più del settanta percento, così ribadisce il verbale del tavolo di verifica interministeriale. Nel frattempo si rischia un ulteriore default proprio sulle risorse necessarie per il 2021.

«L’altro giorno – ha detto Occhiuto – ho partecipato alla Conferenza delle Regioni e, per esempio, sulle risorse che il governo deve dare per il Covid ho scoperto che la media delle richieste che le Regioni hanno fatto è di 130 euro ad abitante. La Regione che ha chiesto di più è l’Emilia Romagna con 170 euro mentre la Calabria ha chiesto solo 46 euro ad abitante. Se avesse chiesto 146 euro ad abitante avremmo avuto 200 milioni in più per la nostra sanità. In questo ultimo anno la Regione – ha aggiunto Occhiuto – è stata governata chiaramente a regime ordinario. Non c’era un presidente eletto, ai tavoli del Governo e delle Regioni è mancata l’autorevolezza di un presidente eletto direttamente dai calabresi».

Il messaggio a Spirlì è chiaro, tant’è che si comincia a dubitare del ritorno dell’ex facente funzioni come vice del presidente. Il problema dei fondi Covid è stato sollevato in conferenza delle Regioni il tre novembre. Le risorse a disposizione non basterebbero a coprire i costi affrontati. Questo vale per tutte.

La Commissione salute della Conferenza aveva già avvertito i ministeri sulla necessità di aumentare i fondi al momento spesi di tasca propria dalle regioni. Peccato che nel frattempo la Calabria si è praticamente accontentata delle briciole. Una sottostima che ha prodotto lo stallo attuale. ma in questa caccia alle responsabilità il sospetto è che quel poco a disposizione non sia stato neanche utilizzato per fronteggiare l’emergenza.

Ci sono ospedali come quello di Cosenza ancora in attesa dei fondi per i posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva. Così come premi covid per chi si trovava in prima linea negli ospeadali ancora neanche incassati o, in alcuni casi, arrivati più che dimezzati rispetto al riparto stabilito per decreto del commissario ad acta.

Intanto Occhiuto chiede dieci giorni di tempo per scegliere i sub commissari e promette un primo intervento sul sistema dell’emergenza-urgenza: «Va riorganizzato. Ci saranno interventi strutturali da fare. Abbiamo un dipartimento della salute che va meglio organizzato. Anche qui i dirigenti di settore spesso vengono presi da altri Dipartimenti come, ad esempio, agricoltura e industria».

«Ho preparato una norma – ha detto ancora Occhiuto – che ho consegnato al Ministro della Pubblica amministrazione per consentirmi di utilizzare nel Dipartimento della Salute le esperienze migliori che ci sono nella dirigenza delle aziende sanitarie. Se in un’azienda c’è un dirigente che da anni si occupa ad esempio di medicina generale perché non utilizzarlo nel Dipartimento? Oggi non si può fare perché sarebbe considerato un esterno». L’altro nodo è quello dei manager di Asp e ospedali. Si inizierà con quello che nell’ultimo anno non si è fatto nonostante quanto stabilito dallo stesso decreto Calabria. Un esame sugli obiettivi dei commissari, con il rischio di sonore bocciature.

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