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La centrale del Mercure

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L’emendamento di Laghi in Consiglio Regionale aveva avuto il plauso di Occhiuto, due settimane fa l’ok alla norma che chiude la Centrale del Mercure, ora Azione chiede un passo indietro e la palla passa alla maggioranza


QUINDICI giorni fa il Consiglio regionale approvava una norma scritta dal consigliere Ferdinando Laghi che decretava, nei fatti, la chiusura della centrale a biomasse del Mercure, nel Parco del Pollino. Ora, però, arriva in aula una nuova proposta di legge – presentata dai consiglieri regionali di Azione, Giuseppe Graziano e Francesco De Nisi, ai quali si è aggiunta la collega della Lega Katya Gentile – che chiede di cancellare la nuova norma. Un passo indietro che ha del clamoroso, se si considera che è stata approvata anche con i voti della maggioranza e con la benedizione del presidente Occhiuto. Cos’è successo? Proviamo a ricostruirlo.

LA CENTRALE DEL MERCURE E IL PASTICCIO DEGLI EMENDAMENTI NELLA MAGGIORANZA

La norma Laghi è arrivata in aula alla vigilia dell’ultima seduta di Consiglio regionale – lo scorso 20 novembre – insieme ad altri dieci emendamenti a una proposta omnibus, che da parte sua conteneva 8 modifiche ad altrettante leggi regionali. Non sono stati pochi i consiglieri che hanno appreso dell’esistenza di questo significativo corpus di emendamenti solo una volta in aula, accedendo al sistema informativo dai tablet che da qualche tempo sono stati installati sui banchi, uno per componente. In minoranza lo ha ammesso (lamentandosi per la prassi) più d’uno e si è beccato la reprimenda del presidente del Consiglio Filippo Mancuso. Ma anche il presidente Occhiuto a un certo punto ha fatto notare alla presidenza dell’aula che l’aggiunta dei tablet era una scelta «molto illuminata» ma che a volte il caro vecchio dossier cartaceo, almeno per gli emendamenti, resta ancora d’aiuto.

Con queste premesse, si può immaginare come la discussione e il voto sugli emendamenti sia avvenuto forse con eccessiva fretta, almeno tra i banchi della maggioranza. Ad essere sfuggito all’attenzione sarebbe stato in particolare l’ emendamento Laghi, una norma che portava a compimento una delle sue battaglie simbolo, quella contro la centrale a Biomasse del Pollino.

COSA DICE L’EMENDAMENTO LAGHI

L’emendamento Laghi – approvato con il parere favorevole della Giunta (espresso dal vicepresidente Pietropaolo) e della relatrice dell’omnibus (la consigliera De Francesco) – vieta la realizzazione, nei parchi nazionali e regionali, di impianti di produzione energetica alimentati da biomasse con sede ricadente nel territorio calabrese e con potenza eccedente 10 megawatt termici. E per gli impianti esistenti (ad esempio quello del Mercure) si prevede, entro sei mesi, l’obbligo di ridurre la potenza se superiore al limite previsto.

Che il via libera alla norma fosse avvenuto in un’aula distratta lo dimostrerebbe anche l’intervento del presidente Occhiuto che – rientrato in aula qualche minuto dopo il voto – si era affrettato a spiegare come l’emendamento Laghi gli fosse sfuggito (da qui l’invito a Mancuso a ripristinare il dossier cartaceo dei documenti di seduta), mostrando però di aver ben chiara la portata di quanto approvato e di apprezzarla. La norma scritta da Laghi «ci dà la possibilità, al di là di quelle che saranno le decisioni della Regione Basilicata, di fare in modo che nel Parco del Pollino non ci sia la centrale a biomasse» ha commentato il presidente. Nessuna sorpresa, già un anno fa approvando il piano del Parco ed escludendo deroghe alla potenza della centrale, Occhiuto e Laghi sul tema avevano fatta squadra.

LA RICHIESTA DI UN PASSO INDIETRO

Nelle ore e nei giorni successivi, però, l’impatto di quella norma si è fatto più evidente. I telefoni di molti consiglieri regionali sono diventati roventi: dall’altro capo le voci di protesta di sindaci, sindacati, imprenditori boschivi che lamentavano la perdita di posti di lavoro, indotto e risorse economiche. Così, quindici giorni dopo quel voto, è approdata in aula la proposta di legge promossa da Azione, che chiede di abrogare l’emendamento Laghi giacché «il ridimensionamento o peggio ancora la chiusura totale dell’impianto rappresenterebbe la pietra tombale su una già fragile economia locale».

Laghi, da parte sua, si dice «sorpreso» e ricorda che nel suo emendamento non ha fatto che riprendere quando previsto già, in termini di limiti alla potenza delle centrali, nel piano del Parco del Pollino, approvato dopo una gestazione di 13 anni. Toccherà alla maggioranza sbrogliare la matassa. E l’impresa non pare facile.

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