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Il provvedimento che premia negli appalti pubblici le aziende vittime dei clan di ‘ndrangheta nota come legge De Masi non sarà impugnata dal governo
Il governo non ha impugnato la legge regionale “De Masi”. Il consiglio regionale aveva approvato la proposta all’unanimità il 29 novembre scorso. La legge prevede l’assegnazione di un punteggio superiore pari al dieci percento del “parametro numerico finale” in fase di aggiudicazione di una gara di appalto, per le aziende riconosciute vittime “di atti di criminalità organizzata, fatti usurari ed estorsivi o di aver assunto nei procedimenti penali ad essi relativi, il ruolo di testimoni di giustizia”.
Una legge-simbolo proposta e voluta in primo luogo da Antonino De Masi, l’imprenditore reggino sotto scorta per aver denunciato i clan ed essersi opposto alle richieste strozzine delle cosche. «Sono molto felice che il Consiglio dei Ministri non abbia impugnato la legge da me proposta – ha detto De Masi -. Legge che premia gli imprenditori che denunciano il malaffare, i soprusi e le vessazioni della ’ndrangheta».
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Sulla norma, infatti, pendeva una possibile impugnativa alla Corte costituzionale per conflitto sul codice degli appalti, di materia statale.
«Nelle scorse settimane ero stato informato in merito ad alcune perplessità di determinati Ministeri – ha spiegato il presidente Occhiuto -. Con la mia squadra abbiamo lavorato in questi giorni per appianare quelle che erano ritenute possibili criticità. Sono molto felice per il risultato raggiunto. Ringrazio il governo per la leale collaborazione, e mi auguro che la legge De Masi possa essere un modello, nato in Calabria, ed esportabile al resto del Paese.
La politica calabrese è orgogliosa di aver concretizzato una proposta, nata dal basso, che impone a ciascuno di noi un nuovo approccio culturale. Il denunciante non va solo lodato e difeso, ma da portatore di valori positivi di legalità e giustizia, va messo nelle condizioni di vivere e prosperare al meglio nel proprio territorio».
L’obiettivo di de Masi, però, è ancora più ambizioso. Fare della Calabria l’esempio ed arrivare ad approvare una legge nazionale con le stesse linee guida, applicabile però a tutti gli appalti del Paese.
«Premiare le imprese che denunciano – aveva detto De Masi – nelle gare pubbliche, nella competitività, nel quotidiano. Ribellarci al malaffare e non essere più servi di padroni che cancellano la dignità di questa terra».
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