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Katya Gentile, presidente della commissione consiliare Agricoltura

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LA PROPOSTA di riforma che il presidente Occhiuto intende portare in aula entro l’estate segnerà per i Consorzi di bonifica un «momento zero». O quasi. Perché – spiega Katya Gentile, presidente della commissione consiliare Agricoltura di Palazzo Campanella – «non intendiamo buttare il bambino con l’acqua sporca». Dei ‘vecchi’ undici consorzi oggi presenti in Calabria si salveranno «le competenze e le professionalità sviluppate negli anni» e che saranno trasferite nel Consorzio unico regionale. Via invece gli annosi problemi, le inefficienze, le troppe pendenze, dice Gentile: le ultime, i debiti, saranno ovviamente onorate, ma spetterà ai commissari liquidatori che traghetteranno gli undici vecchi consorzi verso la chiusura. E parliamo di partite ingenti: il Consorzio di Trebisacce – di nuovo agli onori della cronaca in questi giorni per la protesta dei dipendenti da sette mesi senza stipendio – ha ricevuto una cartella esattoriale da 30 milioni e ha accumulato con la sua tesoreria una anticipazione monstre.

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Non è un rischio accentrare, in una regione a forte vocazione agricola e con un territorio ampio e variegato?

«L’idea della riforma dei consorzi di bonifica, e del Consorzio unico, io l’avevo in testa dal principio. Poi abbiamo svolto una fase conoscitiva, condotto una serie di audizioni, insieme all’assessorato e al Dipartimento Agricoltura, valutato soluzioni intermedie. Avevo iniziato a ragionare su un modello a cinque Consorzi. Più si andava avanti, più emergeva una situazione insanabile. Anche dal presidente Occhiuto, a quel punto, è arrivata la spinta sul Consorzio unico. E no, non lo considero un rischio. Finora non è esistito neanche un raccordo, i Consorzi facevano anche i bilanci in maniera diversa l’uno dall’altro. Con il Consorzio unico avremo una spesa centralizzata, un unico centro di costo, un unico ufficio gare e progettazione. La pianificazione sarà centralizzata, ma manterremo le undici sedi sul territorio, come presidi di prossimità».

Cosa cambierà dopo la riforma per la governance dei Consorzi di bonifica?

«Ci sarà un’unica assemblea e un nuovo sistema elettorale, con collegi sul territorio e liste. Finora quasi tutti consorzi sono stati governati da una sola organizzazione datoriale, con le altre che non hanno partecipato alla vita dell’ente e spesso ci sono stati contenziosi. Miriamo ora alla partecipazione di tutte sigle. Una formula nuova, diversa, che garantisca pluralismo e partecipazione per rappresentare e tutelare tutto il mondo agricolo».

Con il Consorzio unico l’annosa questione degli stipendi pagati in ritardo (almeno in alcuni degli attuali enti) come si risolve?

«Intanto con la riforma dei consorzi di bonifica non ci sarà più il rischio di pignoramenti. La mole debitoria sarà gestita dai commissari liquidatori e le risorse destinate agli stipendi, nel nuovo Consorzio, non saranno ‘aggredibili’ dai creditori. Per la riforma al momento dovrebbe essere prevista dalla Regione una copertura di un paio di milioni di euro, che ci consentirà di ripartire».

Ma immagino non prevediate il continuo soccorso della Regione.

«No, certo. Vogliamo per il nuovo Consorzio una gestione più sostenibile e un’azione efficace ed efficiente che, partendo da un quadro complessivo delle esigenze dei territori, sia in grado di garantire a tutti gli stessi servizi. Negli anni i Consorzi si sono occupati più dell’irrigazione che della manutenzione, che pure rientrava nelle loro competenze. Interi territori non hanno mai visto manutenzione ed è quella che fa la differenza. Perché questa premessa sui servizi? Perché tra i contenziosi attivi, ci sono anche quelli che vedono protagonisti gli stessi soci, che non pagano il contributo perché, dicono, non hanno ricevuto i servizi. Non rilevano, insomma, benefici ‘diretti e specifici’ per citare una pronuncia della Corte Costituzionale. Gli incassi dei Consorzi oggi non vanno oltre il 20, 30 per cento. Un ente così non si può reggere: d’altra parte, se i servizi sono giudicati carenti, è difficile anche portare avanti attività di recupero e riscossione. Mi lasci poi aggiungere un’altra cosa: abbiamo elencato i problemi dei Consorzi, ma ci sono anche buone pratiche. Penso a Crotone o Corigliano Rossano dove si produce anche energia idroelettrica: questo è un modello virtuoso e sostenibile, che vogliano incentivare. E che aiuta a tenere i conti in salute».

Per i dipendenti cosa cambia?

«Ci sarà un’ottimizzazione delle risorse umane e una riorganizzazione complessiva. Vogliamo valorizzare le competenze esistenti. Non dimentichiamo i risultati importanti ottenuti sul Pnrr, con tutti i progetti ammessi a finanziamento: il dato più alto d’Italia».

In che tempi contate di arrivare al voto sulla riforma dei consorzi di bonifica?

«Credo che il disegno di legge passerà in Giunta questa settimana. Sarà poi assegnato alla commissione, ma i tempi saranno rapidi. Da qui agli inizi di settembre dovrebbero svolgersi tre sedute di Consiglio regionale (la prima è fissata per il 25 luglio, ndr) e confido che la discussione possa essere calendarizzata alla seconda o alla terza. Il presidente Occhiuto peraltro ha già anticipato che intende porre la fiducia sul provvedimento, quindi i tempi, per come previsto dai regolamenti, saranno serrati».

Perché la fiducia?

«Il presidente Occhiuto crede molto in questa riforma e ha un’idea ben chiara in mente, che ha trasmesso a tutti. C’è qualche perplessità, qualche riserva anche in coalizione, ma fare il presidente di Regione, soprattutto in Calabria, è un atto di coraggio e significa anche assumersi la responsabilità di scelte che possono apparire impopolari. I Consorzi di bonifica, in questi anni, sono stati visti spesso anche come carrozzoni: ritengo che il presidente voglia dare un segnale forte».

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