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Caos tessere Pd in Calabria, spuntano nuovi casi in Calabria di iscritti al Pd che si sono ritrovati “congelati” o sub iudice
Non c’è solo la tessera di Mario Oliverio tra quelle ‘congelate’ e sub iudice nel Pd calabrese. In provincia di Cosenza si sono ritrovati cancellati dall’anagrafe l’ex sindaco di San Giovanni in Fiore Pino Belcastro, l’ex sindaco di Rovito Felice D’Alessandro e il presidente dell’associazione “25 aprile” di Corigliano Rossano Marco Palopoli. A Crotone, tra gli altri, è toccato all’ex assessore regionale Franco Sulla e a Domenico Voce di Crotone.
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CAOS TESSERE PD IN CALABRIA LA VICENDA
La ragione sarebbe da ritrovare nello statuto nel Pd. A tutti si contesterebbe di essersi candidati in liste diverse dal Pd o di averle sostenute nel recente passato. Una ragione, però, che finora non è stata messa per iscritto formalmente, da nessuna parte. Nessuno di loro ha ricevuto una comunicazione, né la restituzione dei soldi versati.
A Cosenza, secondo quanto ricostruito dalla mozione Cuperlo che sul tesseramento ha presentato ricorso, esisterebbe solo un documento non firmato da parte del tesoriere della Federazione in cui si chiedeva “con urgenza tempestiva l’autorizzazione” entro 72 ore a non concedere la tessera ed escludere Belcastro, D’Alessandro e Palopoli. Autorizzazione che non sarebbe pervenuta. Giacché il presidente della commissione di Garanzia Salvatore Perugini ha fatto notare che nessun provvedimento disciplinare era stato richiesto. Rispetto alla mancata inclusione invece di Oliverio non sarebbe stato trovato alcun atto o provvedimento.
Ne è venuto fuori un ricorso, a firma dei cuperliani, inviato alla commissione regionale per il congresso e a quella nazionale. La prima lo ha dichiarato improcedibile, perché da regolamento deve esprimersi, dopo la commissione provinciale per il congresso, quella regionale sì ma ‘di garanzia’. Al netto di regolamenti e burocrazia, resta la polemica politica.
CAOS TESSERE PD IN CALABRIA, “LA LISTA DI PROSCRIZIONE”
«Non si sa ancora chi abbia materialmente modificato gli elenchi che fino al giorno 30 gennaio 2023 contenevano il mio nome e quello di altri che avevano proceduto a iscriversi mediante procedura online. Né si sa se la cancellazione dei nominativi sia avvenuta dietro un provvedimento espresso o quale ne sia la motivazione – scrive Marco Palopoli, in una lettera – Ci sarebbe da sorridere se la cosa non fosse vera e non avesse finanche implicazioni giuridiche. Già, perché alla decisione di cancellare me ed altri, oppure di non confermare l’avvenuta iscrizione al partito, avrebbe dovuto seguire o accompagnarsi da parte della federazione regionale o provinciale la solerte comunicazione alla tesoreria nazionale e agli interessati di restituzione delle somme pagate, la cui trattenuta, non essendo più giustificata, costituirebbe appropriazione indebita finendo per esporre il partito a conseguenze pregiudizievoli».
«La questione che pongo – prosegue – con questa mia riflessione non è certo di natura personale. A tale riguardo, quindi, voglio sgombrare il campo da qualsiasi dubbio. Essere iscritto al Partito democratico non è l’aspirazione della mia vita, né penso quella degli altri inseriti in liste di proscrizione».
«LO SPIRITO DEL CONGRESSO DOVEVA ESSERE UN ALTRO
Dice Palopoli che lo spirito di questo congresso doveva essere un altro. «Un congresso necessariamente aperto ed inclusivo anche verso chi in questi ultimi anni si era allontanato o aveva scelto altre strade, seppure a sinistra – dice – In questo senso sono stati pure gli inviti a Bersani, D’Alema e ad Oliverio a rientrare nel partito».
«È stata questa la ragione per cui ho deciso di partecipare al congresso e reiscrivermi ad un partito che ha visto perdere progressivamente consensi e disperdere un patrimonio storico di idee e contenuti di sinistra, determinando un profondo allontanamento dal suo elettorato tradizionale, spesso alimentato da scelte sbagliate imposte dall’alto e mai sottoposte al gradimento di militanti, iscritti ed elettori. Per questo ritengo grave ed offensivo, per il partito stesso non certo per la mia persona, che possa passare indisturbata l’idea che qualcuno consideri e gestisca come “cosa propria” ciò che invece è per definizione una comunità di donne e di uomini, di esperienze, di storie, di idee».
«DUE PESI E DUE MISURE»
«Non si tratta nemmeno di rispetto delle regole statutarie del partito, dietro le
quali qualcuno pensa forse pavidamente di nascondersi, trincerandosi dietro sibilline affermazioni declinatorie della competenza a decidere sui ricorsi avverso la cancellazione dagli elenchi – continua Palopoli – E mi riferisco alle dichiarazioni rilasciate dai presidenti delle commissioni di garanzia provinciale e regionale e dal segretario regionale Nicola Irto che si rimpallano la competenza a decidere. Mi sarei
aspettato quanto meno una presa di posizione espressa, il coraggio di un’assunzione di responsabilità delle decisioni adottate, come quella emblematica addirittura di ritirare all’ex sindaco di San Giovanni in Fiore
Pino Belcastro, una tessera già precedentemente rilasciata (gli era stata consegnata lo scorso novembre, ndr). Credo un unicum nella storia di questo partito, un primato che possiamo attribuire alla Federazione provinciale di Cosenza».
«Se il messaggio che vuole dare il Partito democratico calabrese è quello di applicare due pesi e due misure, a seconda che l’aspirante iscritto sia o meno simpatico o fedele al gruppo dirigente, addirittura tesserando chi ha militato in partiti di centrodestra e ignorando completamente i temi politici di un dibattito congressuale costituente e rifondativo – conclude Palopoli – allora preferisco rimanere senza tessera ma autonomo e coerente, tanto poi il paradosso è che potrei comunque partecipare da non iscritto alle primarie tra i due candidati più votati».
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