L'aula del Consiglio regionale della Calabria
2 minuti per la letturaUna delibera “di protesta” da far adottare a tutti (o almeno da chi vorrà aderire) i Consigli comunali della Calabria e la possibilità, ribadita, di adire le vie legali.
L’Anci non intende sotterrare l’ascia di guerra e prosegue la sua battaglia contro la legge omnibus da poco varata dal Consiglio regionale e in particolare contro l’articolo 4 che cancella i municipi dall’iter per l’istituzione di nuovi Comuni tramite fusione.
«Il consiglio regionale di Anci Calabria, convocato e presieduto dal vicepresidente vicario Carmelo Panetta, nell’attesa della formale pubblicazione sul Burc della contestata legge regionale cosiddetta “omnibus”, si è riunito discutendo il punto all’ordine del giorno: “esame della problematica, proposte iniziative e determinazioni in merito”, particolarmente riguardo alle “variazioni della legislazione regionale inerenti la fusione di Comuni”. Sì è preso atto che la Commissione prima e il Consiglio Regionale della Calabria a maggioranza dopo non hanno inteso accogliere e fare proprie le richieste da parte di Anci Calabria di stralcio con rinvio della trattazione a momento successivo della specifica norma modificatrice della procedura relativa alla fusione di comuni, onde consentire approfondimenti e possibili confronti interistituzionali – si legge in una nota diffusa dall’associazione regionale dei Comuni – Anci aveva infatti avanzato la richiesta evitando in prima battuta di ricorrere a iniziative più roboanti che pure erano state prese in considerazione. L’organo rappresentativo di Anci ha registrato che le modifiche normative approvate escludono i comuni e, in particolare i consigli comunali, già preposti ad assumere apposite “deliberazioni”, da una procedura (le fusioni) che ha senso soltanto assicurando la massima partecipazione democratica, il coinvolgimento e la condivisione di tutti i soggetti interessati. Elemento, questo, venuto oggi meno. Ciò ha dunque indotto a ribadire il grido d’allarme dell’Associazione degli enti locali calabresi, palesando la decisione condivisa di andare avanti con le più opportune ed efficaci iniziative per contrastare l’eventuale operatività delle nuove disposizioni e pretenderne la revisione».
Anci inviterà nei prossimi giorni i sindaci e le amministrazioni comunali «ad assumere e approvare una apposita deliberazione di protesta e rivendicazione, preferibilmente consiliare, quale segnale forte di protesta da parte degli enti locali».
Anci Calabria «ha così registrato e raccolto le molteplici disponibilità segnalate da tanti sindaci di ricorrere anche alle vie giudiziarie». È inoltre in corso, avvisa Anci, una verifica «tecnica degli aspetti giuridici circa la costituzionalità delle determinazioni del legislatore regionale» (sul punto però gli esperti avrebbero già escluso possibili margini, dal momento che la Costituzione, quando parla di fusioni, assegna la competenza esclusiva alle Regioni e prescrive come obbligatorio solo il referendum consultivo della popolazione). Anci sta inoltre organizzando un evento «esteso alla partecipazione di tutti i sindaci calabresi, con il coinvolgimento dei vertici nazionali di Anci. Certamente sull’argomento Anci Calabria non intende fermarsi, tantomeno rallentare la propria azione a difesa dei principi di democrazia e di tutela della dignità istituzionale dei comuni».
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