Lorenzo Cesa
4 minuti per la letturaCOSENZA – Sabato è scattata ufficialmente, con la presentazione delle liste, la campagna elettorale per le amministrative di giugno. L’appuntamento ha messo in evidenza i punti di forza e debolezza dei vari partiti, ma quello che è sembrato emergere con una certa evidenza, sono le fibrillazioni interne al centrodestra. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc.
Cesa, allora c’è questa spaccatura nel centrodestra?
«Non mi pare. Mi pare che i motivi dello stare insieme siano molto più forti delle beghe locali. Sui territori ci si può anche dividere ma ritengo che ci siano tutte le condizioni per avere un centrodestra unito, coeso e con un programma chiaro da presentare agli italiani».
Eppure in tante realtà correte separati, come a Catanzaro…
«Qui la cosa mi è molto dispiaciuta perché abbiamo provato in tutti i modi, e fino all’ultimo, di trovare una soluzione unitaria. Non è stato possibile per il solito gioco dei veti incrociati. Ma ritengo che Catanzaro sia uno dei pochi casi in cui non siamo riusciti a trovare una sintesi politica».
Anche a Palermo è stata una bella lotta…
«Non parlerei di lotta, ma ci sono state le giuste interlocuzioni che hanno portato i candidati a convergere sulla nostra scelta. Roberto Lagalla è persona di grande valore umano e professionale. È docente universitario ed è stato Rettore e anche come assessore dell’assemblea regionale siciliana si è distinto per il suo operato nei settori della scuola e dell’istruzione».
Lei parla di beghe locali, mi pare però che l’attrito fra Lega e Fratelli d’Italia parta da lontano. Voi come vi ponete in questa situazione?
«Noi facciamo il nostro mestiere che è quello dei moderati, siamo sempre per la mediazione fra le parti perché come le dicevo prima le ragioni per restare uniti sono più profonde di eventuali divisioni».
È indubbio però che il centrodestra per come l’abbiamo conosciuto sinora certamente non reggerà. Voi che prospettiva politica vedete? Lavorerete alla costruzione di un grande centro con gli altri moderati del centrodestra?
«Molto dipenderà dalla legge elettorale se ci sarà l’introduzione o meno del proporzionale. Io ovviamente sono favorevole e non lo dico per interesse di parte. Ritengo piuttosto che una riforma della legge elettorale sia necessaria dopo anni di dibattiti sul tema. Aggiungo che la riforma elettorale è il primo passo per una riforma complessiva dei partiti che, a mio giudizio, sono in crisi anche per il nostro sistema elettorale».
Lei crede che il proporzionale può dare più forza ai partiti rispetto al maggioritario?
«Per quello che abbiamo visto in Italia sì. Qui sono nati aggregazioni eterogenee che avevano come fine solo il risultato elettorale, il giorno dopo le elezioni si scioglievano come neve al sole. Noi siamo pronti al proporzionale e ad avviare una interlocuzione soprattutto con Forza Italia viste le comuni radici politiche e mi riferisco ad esempio al fatto che entrambi abbiamo aderito al Ppe».
Senta queste amministrative avranno un’importanza particolare...
«Si vota in mille comuni in tutta Italia è evidente che quello che accadrà avrà riflessi sul quadro politico nazionale, anche se alle comunali a prevalere sono più i profili dei candidati sindaco o consigliere che non i ragionamenti politici».
Ma poi ci sono i fondi del Pnrr, molti dei quali verranno gestiti dai comuni…
«Non c’è solo il Pnrr. Ci sono poi i fondi comunitari, gli investimenti nazionali e una serie di somme non spese che lo Stato ha recuperato e sono pronte ad essere utilizzate. In tutto stiamo parlando di qualcosa come 500 miliardi delle vecchie lire. Molto di più di un Piano Marshall un appuntamento che l’Italia non può proprio perdere».
Per il Sud in particolare sembra qualcosa di simile ad un’ultima chiamata. Ma le amministrazioni pubbliche sono deboli, spesso incapaci di progettare…
«È chiaro che la vera sfida si gioca al Sud. Se vogliamo rilanciare l’Italia l’unico modo è ridurre il gap storico fra le due aree del Paese. Se questo è vero, allora la gestione di queste risorse non può essere estemporanea, ci deve essere una strategia ben definita dietro, una visione complessiva. Noi come partiti possiamo solo cercare di selezionare al meglio la classe dirigente che deve mettere a terra queste risorse. Il problema della burocrazia che frena i processi è purtroppo reale e anche su questo il Governo credo debba intervenire con uno snellimento burocratico delle procedure».
Al Sud il problema della progettazione è ancora più complesso…
«Sì ma questo non vuol dire che sia irrisolvibile. Guardi secondo alcuni studi il Meridione ha una miriade di progetti pronti ad esempio sulle energie rinnovabili. Secondo alcuni studi se solo il 20% di questi progetti fossero realizzati, il Meridione avrebbe la piena autonomia energetica. Naturalmente su tutto questo la responsabilità non è solo della politica, ma anche del singolo. Il tempo degli alibi è finito per tutti, non possiamo più permettercelo. Adesso è il momento della responsabilità collettiva politica, corpi intermedi, singoli cittadini».
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