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IL MINISTRO Salvini professa ottimismo. «Non sono sereno, di più» dice, intervenendo alla scuola politica “The young hope”. Il riferimento è al ponte sullo Stretto, che sta vivendo il suo momento ‘verità’. Con la prossima legge di Bilancio, si vedrà nero su bianco l’impegno (finanziario) del governo per l’opera. È un anno, del resto, che si rinvia a questo momento, garantendo che sì, in legge di Bilancio i primi stanziamenti ci saranno.
Mercoledì, al termine del Consiglio dei Ministri, Giorgetti ha confermato: per il 2024 sarà previsto un «primo stanziamento» legato all’avvio dei cantieri. Un messaggio che non è poi tanto criptico: il flusso dei finanziamenti seguirà il cronoprogramma dell’opera e gli stati d’avanzamento dei lavori.
Salvini, ieri, ha ‘rilanciato’: quest’anno si festeggiano i 52 anni della legge istitutiva della società Stretto di Messina e per ‘festeggiarne’ il compleanno il vicepremier si augura che venga individuata «la copertura economica dell’intero costo». Che non significa stanziare nella manovra per il 2024 l’intera cifra: in bilancio si inscrivono le somme spendibili per l’anno corrente. Quello che potrà verificarsi è di trovare somme appostate per ciascuno dei tre anni coperti dalla legge di bilancio e una norma che spalma il resto del finanziamento – come previsione – negli anni successivi. Un po’ come accaduto con i 3 miliardi in 15 anni per la statale 106 jonica, nell’ultima legge di Bilancio.
Nel caso del Ponte, la previsione di Salvini è 12 miliardi in 10 anni. Soldi, dice, già recuperati, perché «la ricaduta positiva per il Pil è ampiamente superiore all’investimento fatto».
C’è da dire che l’ottimismo di Salvini non è condiviso da tutta la coalizione di centrodestra. Tutti vogliono il Ponte, ma non tutti sembrano avere fretta. Ieri raccontavamo la prudenza di Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, scettico rispetto alla possibilità di arrivare già nel 2024 agli appalti per l’opera. Al massimo, dice, si arriverà all’esecutivo. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, antepone altre priorità.
«Sono un grande sostenitore del ponte sullo Stretto, e credo che debba essere realizzato e lavorerò per questo. La situazione economica, però, impone di concentrare le risorse su famiglie, imprese, salari e sanità per sostenere lo sviluppo e la crescita. Con la Nadef vedremo le opere che ci saranno da finanziare, cosa che comunque verrà fatta nel corso degli anni. Sappiamo che ci sono delle priorità, che ottenere tutto è impossibile e che i progetti vanno cantierati in un orizzonte di cinque anni» il suo ragionamento. Cautela pure da Antonio Tajani. «Andiamo avanti, compatibilmente con le risorse. L’attuale situazione economica può porre problemi solo sui tempi» ha detto due sere fa in tv. In questo momento la priorità è «il taglio del cuneo fiscale», poi verranno «le grandi infrastrutture».
L’opposizione questi distinguo non li fa passare inosservati. «C’è, a quanto pare, un po’ di confusione dalle parti della maggioranza che farebbe bene a chiarirsi le idee» sottolinea Maria Stella Gelmini, portavoce di Azione.
Il ministro Salvini, in ogni caso, non sembra farsene un cruccio. «Quando fai la legge di bilancio cadono tanti uccelli del malaugurio. O un finanziamento per il Ponte c’è o non c’è, terzium non datur. E visto che ci sarà…» commenta. Il vicepremier è così sicuro del fatto suo che è già proiettato all’apertura del cantiere. E agli inviti da fare. La commissaria europea ai Trasporti Adina-Ioana Valean è «sempre attenta» alle istanze italiane e «l’ho invitata personalmente all’apertura dei cantieri estate 2024». Non resta che prenderne nota sul calendario.
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