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Roberto Occhiuto, al centro, nell'aula del consiglio regionale

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LA RELAZIONE che la giunta regionale traccia sui consorzi di bonifica calabresi (e che il 3 agosto sarà in consiglio regionale) parla di «squilibri economico-finanziari, derivanti da gestioni non rigorose, importanti esposizioni debitorie e una generalizzata carenza di liquidità». E, ancora, di «una cronica difficoltà nel reperimento di risorse, in particolare nella riscossione delle quote consortili (che si incassano per meno del 50 per cento, ndr)». Fino alla «riduzione di superfici irrigata» e alla «moltiplicazione di servizi che hanno reso difficoltosa la gestione degli impianti idrici e delle reti collettive».

Criticità che si sommano, continua la relazione, alla vetustà degli impianti di irrigazione – invasi e opere di adduzione e distribuzione – alla difficoltà di impostare una programmazione a lungo termine, alle «carenze strumentali e di personale qualificato in particolare in relazione ai compiti di progettazione e sviluppo delle reti».

Dunque, si cambia, dopo vent’anni, e la svolta – già bocciata da diverse parti sociali – è netta: con il varo della riforma, la Regione istituirà un unico Consorzio di Bonifica, mandando in liquidazione gli attuali undici consorzi di bonifica. Vediamo, in dettaglio, cosa prevede il disegno di legge.

IL CONSORZIO DI BONIFICA UNICO

Nasce un Consorzio unico, istituito come ente pubblico economico a struttura associativa, con sede a Catanzaro. Il Consorzio è organizzato in comprensori corrispondenti, in sede di prima applicazione, ai territori di competenza degli undici Consorzi già esistenti. I comprensori «costituiscono il presidio amministrativo e operativo della sede centrale» sui territori.

LA GOVERNANCE

Gli organi del Consorzio, post riforma, saranno il Consiglio dei delegati, l’ufficio di presidenza, il revisore dei conti. Resteranno in carica tre anni. Il Consiglio dei delegati sarà composto da 42 membri: 27 eletti dai consorziati, tre nominati dal Consiglio regionale, due dal presidente della Giunta su proposta dell’assessore all’Agricoltura, sette sindaci scelti dal Consiglio delle autonomie locali (di cui almeno tre di comuni montani), tre rappresentanti indicati dalle sigle sindacali (senza diritto di voto). Il Consiglio dei delegati elegge l’ufficio di presidenza.

IL SISTEMA ELETTORALE

Per l’elezione vengono individuati tre collegi elettorali: nord (provincia di Cosenza), centro (province di Catanzaro e Crotone), sud (province di Reggio e Vibo). Per ogni collegio i consorziati sono divisi in tre sezioni elettorali, omogenee per ‘carico contributivo’. I rappresentanti eletti nel Consiglio dei delegati saranno pari a quattro per ciascuna sezione del collegio nord, due per ogni sezione del collegio centro e tre per ogni sezione del collegio sud.

I TEMPI

Entro dieci giorni dall’entrata in vigore della nuova legge, il presidente della Regione nomina, su proposta dell’assessore competente, il commissario straordinario del nuovo Consorzio di bonifica, che potrà restare in carica per non più di 12 mesi (prorogabili, se necessario, di altri 12). Entro fine anno il commissario dovrà approvare lo statuto, il fabbisogno del personale (all’ente unico saranno trasferiti i dipendenti degli undici consorzi esistenti) e il bilancio di previsione 2024 e definire la struttura degli uffici centrali e comprensoriali. Entro sessanta giorni dall’approvazione dello statuto, potrà indire le elezioni per il Consiglio dei delegati. Con l’entrata in vigore della legge, decadranno gli organi degli attuali undici consorzi di bonifica e la gestione ordinaria sarà affidata a commissari nominati dalla Regione. Con l’approvazione dello statuto del nuovo Consorzio unico, i vecchi verranno soppressi e posti in liquidazione.

LE RISORSE

L’obiettivo della riforma, si legge, «è anche quello di favorire le condizioni per un autofinanziamento delle spese di gestione del Consorzio». Nel frattempo per sostenere la fase di startup è previsto, per il 2023, un finanziamento di 2 milioni di euro e per gli anni successivi un contributo onnicomprensivo che non potrà superare, per il 2024 i 7 milioni e per il 2025 i 5 milioni.

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