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Il professor Carlo Alberto Medaglia

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IL PROFESSOR Carlo Maria Medaglia non sarà commissario dell’Arpacal. Il docente universitario non ha fatto neanche in tempo ad assumere l’incarico – venerdì c’era stata la delibera di Giunta, ma il presidente Occhiuto non aveva ancora ratificato la nomina – che è finito agli arresti domiciliari, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Roma e dalla Finanza, che da mesi indagano su una frode fiscale che si sarebbe consumata all’interno della Link University. I reati contestati nell’ambito del procedimento – che ha visto vagliare le posizioni di 29 persone e 20 società – sono indebita compensazione, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, ai danni dell’erario.

In buona sostanza Medaglia, che della Link era prorettore, e una sua collaboratrice – anche lei finita ai domiciliari – avrebbero «falsamente erogato progetti di ricerca e sviluppo a oltre 20 società, consentendo a queste ultime l’illecito utilizzo di crediti d’imposta». È stato disposto dagli inquirenti anche un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni dal valore superiore a 24 milioni di euro. La somma, spiegano gli investigatori, «corrisponde all’ammontare dell’imposta evasa, dei debiti erariali indebitamente compensati e del prezzo illecitamente conseguito dai soggetti coinvolti».

La Giunta regionale della Calabria si è affrettata ad annunciate la revoca della delibera di nomina di commissario dell’Arpacal. E nel frattempo l’ufficio stampa ha precisato che Medaglia «non ha ancora lavorato un solo giorno in Arpacal» dal momento che il decreto del presidente della Giunta regionale, indispensabile per ratificare la sua nomina, «non è stato ancora firmato dal governatore Roberto Occhiuto».

Medaglia era stato scelto come commissario dell’Arpacal come tecnico, forte di un curriculum che comprendeva una laurea in Fisica, un dottorato, collaborazioni con enti di ricerca nazionali ed esteri, l’incarico alla Link University, la guida dell’Agenzia per la mobilità del Comune di Roma (lo nominò l’ex sindaco Ignazio Marino) e quella della segreteria tecnica dell’uddiccino Gian Luca Galletti, ai tempi in cui era ministro dell’Ambiente del governo Renzi. Proprio Galletti è un po’ il trait d’union tra Medaglia e Occhiuto, visto che il governatore dieci anni fa fu a capo della sua segreteria, ai tempi in cui era sottosegretario all’Istruzione.

È la seconda volta che una nomina “extra regione” si rivela decisamente poco fortunata per il presidente Occhiuto: in precedenza era capitato con l’assessore Minenna, finito ai domiciliari – poi annullati dal tribunale delle Libertà – nell’ambito di un’inchiesta su una fornitura di mascherine risalente al periodo in cui era a capo delle Dogane.

L’inchiesta sui progetti di ricerca falsi, che vede coinvolto Medaglia, era partita nel luglio del 2020 con 14 indagati. Non c’erano stati sviluppi noti, fino a ieri mattina. L’opposizione è subito andata all’attacco. «La grave misura cautelare coinvolgente Carlo Maria Medaglia rappresenta l’ennesima pagina triste per la Calabria intera. Non è infatti la prima vicenda giudiziaria che coinvolge questa legislatura regionale e che vede Occhiuto ormai collezionare brutte figuracce. Peccato che a pagarne le spese non sia lui o la sua giunta ma la Calabria e la sua immagine. La nostra regione merita scelte ben ponderate e non dettate da logiche di partito cui appartiene il presidente di turno» dice Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S alla Camera dei Deputati. E invocano «prudenza» anche i capigruppo della minoranza in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua (Pd), Davide Tavernise (M5s) e Antonio Lo Schiavo (Misto). «La fretta non è mai una buona consigliera e il presidente Occhiuto, sia per quel che attiene le nomine che la gestione dell’azione amministrativa e legislativa, ne ha avuta fin troppa fin dal suo insediamento, così come ha prestato troppo ascolto alle pressioni romane» scrivono i consiglieri regionali di opposizione.

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