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Una bandiera del Psi

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COSENZA – Una volta era il Partito Socialista Italiano più forte d’Italia. Cosenza la provincia più socialista d’Italia con quella milanese di Turati. Nella nostra regione il socialismo meridionale è nato cento anni fa, quando Pietro Mancini organizzava contadini e intellettuali nelle file massimaliste.

Poi, nel dopoguerra, venne un leader nazionale come Giacomo Mancini, il figlio, che sarà segretario del Psi e ministro da preferenze a molti zero. E attorno a lui Cecchino e Sandro Principe, Mario Casalinuovo, Salvatore Frasca, Sisinio Zito, Rosario Olivo, Consalvo Aragona, Visconte Frontera, Bruno Dominijanni, Ermanna Carci Greco, Cesare Marini, e decine di sindaci, amministratori, sindacalisti, militanti di base che hanno molto caratterizzato la storia politica calabrese.

Alle ultime elezioni regionali, un’operazione senza senso, ha messo sulla scheda elettorale il simbolo del Partito Socialista Italiano, dopo ben 16 anni di assenza, direzione centrosinistra. Un’operazione furba ma dalle gambe molto corte, creata dai commissari del Pd, per mostrare la coalizione che non c’era a sostegno di Amalia Bruni.

Il risultato è mortificante per chi proviene da quella tradizione. Circa 7000 calabresi hanno votato socialista con una percentuale dello 0,9 per cento che rapporta il simbolo del garofano ad una sorta di lista civetta che di molto poco supera gli animalisti. La gran parte dei candidati non ha raccolto neanche 100 preferenze, e molti a numero zero. Nel marasma generale si è distinto, il sindaco di San Nicola da Crissa, Giuseppe Condello, che almeno ha ricevuto circa 1000 consensi dal suo comprensorio vibonese.

Il Partito Socialista Italiano non esiste più. La reggenza debole di Luigi Incarnato, fiaccata da inchieste giudiziarie in corso di accertamento e da una sudditanza politica con Nicola Adamo, ha prodotto un risultato da nulla. Il glorioso simbolo paga le velleità doppiogiochiste di Nencini, e perde quella battaglia identitaria che caratterizzò la stagione dello Sdi di Boselli e della Rosa nel Pugno con i radicali, il municipalismo del Pse di Mancini, i Laburisti di Valdo Spini. Tutti cespugli nati nel big bang del dopo Mani Pulite, che con difficoltà hanno coniugato la tradizione con l’innovazione, senza tacere dei molti che preferirono trovare casa nella nuova era di Berlusconi andando dalla parte opposto alla loro.

Infatti gli esponenti socialisti restano in campo con orientamenti ben diversi e legati alle storie personali. È il caso di Franz Caruso, socialista di lungo corso che mai ha cambiato posizione, e che è giunto al ballottaggio nella città di Cosenza.

Il candidato socialista ha convinto un elettorato disponibile a sostenere il centrosinistra con una chiamata al voto che fa parte di questa tradizione, che ha premiato sia la sua persona che la propria lista civica, ben orientata in quella direzione sfiorando le 4000 preferenze. Non è un caso, che all’inaugurazione della campagna elettorale dell’avvocato cosentino, era presente a benedire la scelta, l’anziano Tonino Mundo, esponente di un’altra marca socialista calabrese come quella della Sibaritide.

Va detto però, che neanche a Cosenza, la lista del Psi è andata bene, non riuscendo a raggiungere neanche mille schede con la croce sull’antico simbolo.

E altre storie personali di successo nelle ultime elezioni provengono dalla tradizione socialista. Giacomo Crinò, famiglia politica socialista di lungo corso nella Locride, rieletto in Consiglio regionale nella lista di Forza Azzurri sfiorando le 7000 preferenze, grazie ad una presenza ben radicata sul territorio, che registra convegni sempre molto partecipati quando arriva un intellettuale di area come Del Bue a parlare di socialismo a Casignana o a Gioiosa Jonica.

Non entra in Consiglio regionale, invece Pierpaolo Zavettieri, ma ha ottenuto oltre 5000 preferenze, il nipote di Saverio, fedelissimo di Craxi e poi assessore di Chiaravalloti e sostenitore della strategia che i socialisti dovessero aggrapparsi allo scoglio del centrodestra per non farsi eliminare dagli ex comunisti. Comunque il giovane Zavettieri, è stato riconfermato sindaco di Roghudi, dove la sua lista ha raggiunto il quorum necessario all’elezione.

Esponente del nuovo secolo, è anche la new entry in Consiglio regionale, Katya Gentile, figlia di Pino, mister preferenze di Calabria, formatosi con il fratello Tonino nella sezione Psi del quartiere popolare dello Spirito Santo a Cosenza vecchia.

Tipici esponenti degli anni d’oro del Psi, godono di un consenso molto personale che hanno spesso trasferito sotto diversi simboli. Tra l’altro, l’elezione di Roberto Occhiuto, permette al figlio di Tonino, Andrea, di ereditare lo scranno a Montecitorio del neogovernatore calabrese nel gruppo di Forza Italia.

Non funziona allo stesso modo se appartenenti alla tradizione socialista tentano la salita con formazioni neopopuliste. Questo dice l’avventura elettorale di Anna Falcone, giurista di fama televisiva, da tempo vicina a Luigi de Magistris, che pur presente in tre circoscrizioni non ha raggiunto l’Astronave regionale.

Non sono mancate sortite folkloristiche alle ultime elezioni. Come il tentativo di un gruppo di Liberalsocialisti che hanno aderito a Cosenza alla Lega per permettere di raggiungere per la prima volta la presentazione del simbolo di Salvini alla corsa per Palazzo dei Bruzi. I fratelli Rosselli e Piero Gobetti si staranno rivoltando nella tomba.

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