Antonio Billari
2 minuti per la lettura«’A manu è nnu strummientu» recita un vecchio adagio popolare. «La stretta di mano – tradotto – è un istrumento», ha il valore, cioè, di un atto notarile tra le parti! Una volta, in Calabria si diceva così, per dar valore alla stretta di mano fra due uomini o più, a sugello di una parola data, di un patto.
Questo proverbio sta circolando in queste ore nell’entourage di Mario Oliverio, dove alcune notizie suscitano sempre più “sgomento”. Dopo l’addio del consigliere regionale progressista, Giuseppe Aieta, oggi, saluta Oliverio pure Antonio Billari, altro consigliere regionale di Democratici e Progressisti.
Billari, come Aieta, ha deciso di lasciare il gruppo che sostiene la ricandidatura di Oliverio, per approdare al Partito democratico e supportare la candidata governatrice dem Amalia Bruni, scelta pure da M5s e Tesoro Calabria. Gli oliveriani, ovviamente, non l’hanno presa bene, anche perché i due summenzionati consiglieri, non più tardi dello scorso 16 agosto, avrebbero firmato un documento con cui si chiede a Oliverio di ricandidarsi alla carica di governatore, in alternativa agli altri candidati già in lizza.
«Anche in Calabria e in politica – è scritto nel documento datato 16 agosto 2021 – non tutto ha un prezzo. La nostra è, innanzitutto, una battaglia di dignità e di libertà al servizio degli interessi puliti del popolo calabrese. Per quanto ci riguarda su di noi e sulle nostre scelte di stare in campo in maniera autonoma, nella prossima competizione elettorale regionale decideranno esclusivamente gli elettori. A loro è a nessun altro affidiamo il nostro destino politico e la scelta di porci come forza radicalmente alternativa a tutti gli schieramenti in campo. Su questa base i partecipanti alla riunione, che si è tenuta a Reggio Calabria, hanno chiesto a Mario Oliverio di formalizzare la propria disponibilità a candidarsi alla presidenza della Regione nella prossima competizione regionale».
Il documento, che reca altre sei firme, oltre a quelle di Aieta e Billari, è stato pure pubblicato come post nella pagina Facebook dell’ex governatore dem, con la sottoscrizione “Coordinamento Comitati Oliverio Presidente”.
Per ora, dopo aver parlato di “caccia al candidato”, “assalto alla diligenza”, accusando il suo ex partito, Oliverio ha deciso di non commentare l’accaduto, riservandosi, però, di disvelare alcuni retroscena, al momento opportuno.
«Una volta – ci dicono dispiaciuti dalle stanze di Oliverio – non c’era bisogno di notai, carte scritte e testimoni, perché la stretta di mano era una garanzia sufficiente, fra persone perbene. Oggi, però, una parola data, una stretta di mano e perfino una firma in calce, non hanno più il valore di un tempo».
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