Luigi De Magistris con la bandana arancione
3 minuti per la letturaLa gran parte degli intellettuali napoletani e le grandi firme dei giornaloni partenopei non hanno mai amato Luigi De Magistris, negli anni che ha ricoperto il ruolo di sindaco di Napoli.
Lo hanno chiamato “Giggino ‘a manetta” (da magistrato che incarcerava), “Giggino ‘o skipper” (omaggio all’America’s cup), “Giggino ‘o scassatore” (rottamatore), “Giggino ‘o floppe” (sta per flop), “Giggino ‘a promessa”, “Giggino ‘ncoppa a gaffe”.
Scrisse Gian Antonio Stella sul Corsera: “La collezione, dopo aver appreso che il sindaco di Napoli si è tenuto per sé ben 18 deleghe si arricchisce con Giggino ‘o factotum.”
Va molto diversamente in Calabria per il candidato presidente venuto da Napoli ma con forte radicamento tra Catanzaro e le province Ultra e Citra.
Nei giorni scorsi è circolato un appello al voto per De Magistris firmato da intellettuali e personalità calabresi che ha metrica e stile da Fronte Popolar. Ben 21 le firme e molte di un certo peso.
A far notizia il cantautore cosentino, Brunori Sas, che pur se molto amato dalle playlist renziane di Palazzo Chigi, ha deciso di puntare sull’ex magistrato. E se questo è il lato pop dell’appello con la buona compagnia del cantante del Parto delle nuvole pesanti Salvatore De Siena e del rapper impegnato Kento, gli altri nomi invece si staccano direttamente dall’impegno nella sinistra ortodossa ed eretica per approdare a nuovi orizzonti politici.
Infatti le firme in calce dell’appello schierano il professor Piero Bevilacqua storico del pensiero critico meridionale, l’urbanista Alberto Ziparo fonte teorica universitaria per i No ponte di tre generazioni. Marcello Fonte, Palma d’oro a Cannes e di casa nei centri sociali romani, Vito Teti antropologo di fama nazionale e paesologo e intellettuale della sinistra ufficiale, Fulvio Librandi attento analista di ‘ndrangheta, l’economista di chiara fama e chiamato come assessore regionale da Loiero, Mimmo Cersosimo, il padre nobile della sinistra calabrese Giuseppe Lavorato, il pedagogista Giancarlo Costabile, Rosa Tavella che proviene dalla sinistra femminista degli anni Settanta, Gattuso, non il calciatore, ma Domenico, ordinario di Ingegneria che nel 2014 tentò da candidato presidente l’assalto al cielo con un movimento dissidente.
E ancora altre donne della cultura come la sociologa Giovanna Vingelli, la giornalista e scrittrice Francesca Viscone che mette da anni alla berlina le parole delle ‘ndrine, l’archeologa Maria Teresa Iannelli, la scrittrice e giornalista Assunta Scorpiniti, le giuriste Donatella Loprieno e Alessandra Cordiano.
L’appello non teme patenti di giustizialismo forcaiolo ma propende per quello illuminato e legalitario come ai tempi delle toghe rosse della Sinistra indipendente. E si sottolineano nel documento concetti come “cambio di rotta”, “linguaggio dei bisogni” di sapore marxista, ovviamente anche cambio della classe dirigente lontana dalle solite camarille e da quel consociatismo denunciato persino dal trombato Nicola Irto.
Per le teste d’uovo della sinistra Luigi De Magistris e le sue liste rappresentano il cambiamento, la rottura, le sorti progressive della Calabria.
Per Amalia Bruni ci sarà un appello di altri intellettuali della sinistra calabrese a suo favore?
Staremo a vedere.
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