Ernesto Magorno
4 minuti per la letturaCOSENZA – Dopo la “benedizione” di Ettore Rosato, il sindaco di Diamante e senatore Ernesto Magorno ha spiegato le sue ragioni in merito alla candidatura a presidente in Calabria con Italia Viva.
Quali sono le ragioni politiche di questa sua candidatura?
«Il senso è quello di marcare una presenza in una regione complessa e difficile come la Calabria per affermare una passione vera e autentica verso questa regione, che merita un’imponente opera di valorizzazione delle sue eccellenze e potenzialità. Insieme all’affermazione della legalità e a una rigida impostazione contro ogni forma di infiltrazione, ingerenza, prepotenza della criminalità organizzata, la nostra bussola sarà mettere in primo piano la Calabria delle tante bellezze. L’unica vera leva per invertire il destino della Calabria è cogliere tutto il patrimonio di talenti che essa esprime, da qui dobbiamo partire per affondare le mani in tutte le criticità, le fragilità, gli atavici problemi che ne hanno segnato il vissuto finora in negativo. È, dunque, un atto d’amore».
Nella sua dichiarazione non parla di primarie. Sarebbe disposto a sottoporsi?
«Le primarie sono un nobile strumento di partecipazione e di democrazia ma crediamo che oggi alla Calabria serva il coraggio delle scelte e una politica che si assuma la responsabilità di queste scelte. Italia viva non vuole essere un soggetto marginale ma pieno protagonista dello scenario politico calabrese, anche perché in questi mesi abbiamo irrobustito la nostra struttura organizzativa nei territori. Gli amministratori locali sono la nostra forza e crediamo che da questa ossatura di competenze si debba ripartire per costruire la Calabria».
Pensa che il centrosinistra possa ricompattarsi?
«Credo che il quadro vada sempre più cristallizzandosi sulle posizioni in campo, il lavoro per un centrosinistra unito e competitivo doveva essere svolto in altri tempi ma il Pd ha finora considerato la Calabria come una questione marginale, su cui non investire uno sforzo straordinario dei suoi gruppi dirigenti, compromettendo così ogni possibilità di un ragionamento compiuto e unitario. Fin da subito, Iv ha lanciato campanelli d’allarme al Pd sull’urgenza di un confronto a tutto campo sulle regionali in Calabria, sulla necessità di scelte forti e credibili ma i nostri appelli sono sempre caduti nel vuoto».
Lei sarebbe disposto a convergere più su Irto o su de Magistris?
«Il nostro cammino verso le regionali è iniziato e siamo una barca a vele spiegate che intende attraversare la Calabria puntando sull’orgoglio, sul senso di appartenenza, sulla forza del riscatto. Agli altri competitor non posso che augurare buon viaggio».
Qualcuno dice che Iv gioca allo sfascio. In nessuna delle grandi città pare esserci l’intesa col Pd…
«Teniamo una linea di coerenza che Iv afferma in tutti i territori e che è figlia delle dinamiche territoriali ma anche del quadro nazionale che si è delineato in questi mesi e che ha visto in Renzi un assoluto protagonista delle scelte che hanno portato all’avvicendarsi del Governo Conte 2 e Draghi. Per Iv il punto non è la tattica e tantomeno la convenienza politica ma la tutela delle comunità, del bene comune in ogni competizione elettorale che ci troveremo ad affrontare».
Ma non è che state guardando a destra?
«Iv ha la sua identità marcatamente riformista, liberale e contro ogni forma di populismo spinto, né viviamo l’impegno politico come un mercanteggiare, ondeggiare a seconda dei venti. D’altro canto finora gli unici in grado di stare al Governo con la Lega e il Pd, ad avere ministri in tre Governi consecutivi non siamo certo stati noi».
La sua candidatura arriva in un momento particolare di Iv che ha subito una dolorosa scissione in Calabria. Cosa è successo davvero?
«Vi è il legittimo ripensamento di persone che hanno deciso di imboccare percorsi diversi. Tutto qui. Iv in Calabria è un soggetto che via via con il passare del tempo è cresciuto nei territori, ha conquistato l’adesione di personalità varie espressione della Calabria più operosa, dagli amministratori locali a tanti ragazzi e ragazze che declinano l’impegno politico come servizio e testimonianza di passione».
Insiste molto sul ruolo dei sindaci. Ma l’Anci Calabria è senza presidente da oltre un anno, gli Ato hanno difficoltà a funzionare, l’Aic si impegna ma ancora sulla riforma del servizio idrico siamo lontani, sui rifiuti i è mi cittadini assecondando la piazza non permettono la realizzazione di un solo impianto. Siamo sicuri che i sindaci sono tutti così bravi?
«Le generalizzazioni non vanno mai bene ma già con l’esperienza di recovery Sud abbiamo dimostrato un atto di fede verso la Calabria e il mezzogiorno e a farlo sono stati proprio gli amministratori, istituzioni di prossimità uniche a essere riconosciute sui territori, figure insostituibili per la capacità di gestire situazioni complesse con mezzi irrisori. La Calabria ha proprio bisogno di questo approccio pragmatico, serio, autenticamente a servizio delle comunità».
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