Nicola Irto, consigliere regionale del Pd
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Nicola Irto rinuncia a candidarsi a presidente della giunta regionale della Calabria per il Pd. E lo fa, scegliendo l’Espresso per dichiararlo, in netta polemica col suo partito. Il consigliere regionale, il più votato alle scorse elezioni, si è arreso allo stallo politico dell’alleanza, alla morsa delle correnti in guerra, ai personalismi, all’immobilismo del governo
«Appare di continuo una volontà di mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal Pd calabrese e dagli alleati di centrosinistra: ma continuando a perdere tempo si lascia terreno alla destra e a De Magistris – denuncia Irto alla giornalista Susanna Turco – rinuncio quindi all’incarico e chiedo a Enrico Letta di trovare una soluzione per non continuare a svilire la dignità degli elettori e dei militanti del Pd in Calabria».
Da qui le accuse al suo partito: «Da mesi il confronto politico resta avvitato su se stesso: parlano tutti di coalizione prescindendo dai programmi – dice Irto – la Calabria è allo stremo, per gli atavici problemi strutturali e per l’ulteriore anno di pandemia, eppure sembra non importare a nessuno».
«Siamo ancora fermi – continua – salvo l’ultimo confuso decreto che ci fa passare da uno status di regione commissariata, a quello di super commissariata, senza ovviamente alcun impegno economico vero per superare il debito sanitario. Intorno al tema sanità c’è il capitolo infrastrutture, ma neanche su quello si muove nulla. E al governo c’è il Pd: non da mesi, da anni».
La giornalista chiede: chi ha ostacolato la corsa?
«Il punto non è fare questo o quel nome -la risposta di Irto – il punto è indicare una gestione approssimativa, che nel complesso non può funzionare: pochi mesi fa mi hanno chiesto tutti di candidarmi e di iniziare una sfida titanica, il mio nome ha trovato d’accordo Zingaretti prima e Letta dopo. Ma ci sono stati troppi cambi di linea, troppe indecisioni, troppi pezzi di partito impegnati ognuno nella sua piccola trattativa. Non si è fatta chiarezza con il movimento Cinque Stelle, ad esempio. E pensare che avevo pure dato la mia disponibilità per partecipare alle primarie…»
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