Il comune di Scilla
2 minuti per la letturaPasquale Ciccone è stato riconfermato sindaco della sua Scilla con il 97,84% dei voti. Un risultato clamoroso che va oltre il plebiscito. Ma se l’ampio consenso ottenuto è già di per sè una notizia, l’altra è che lo stesso Ciccone aveva dovuto lasciare anzitempo il suo incarico da sindaco per l’avvenuto scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune. Ripresentatosi ha avuto appunto consensi bulgari.
La circostanza non è inedita. Anche in provincia di Cosenza, il sindaco di Cassano All’ionio, Gianni Papasso, aveva dovuto subire l’onta dello scioglimento per essere poi riconfermato sindaco dai suoi concittadini. Molti altri esempi potrebbero farsi. Il che apre una questione. O gli elettori calabresi sono indifferenti alle questioni legate alla criminalità organizzata oppure c’è qualcosa che non va nell’attuale normativa che disciplina l’accesso e lo scioglimento dei consigli comunali.
Di questo, ad esempio, sono convinte le deputate Enza Bruno Bossio (Pd) e Dalila Nesci (M5s) che hanno presentato appunto un disegno di legge di modifica della disciplina dove il tema centrale è costituito dalla possibilità di garantire un contraddittorio agli amministratori. Un progetto simile è stato presentato al Senato anche da Silvia Vono di ItaliaViva. Le due proposte sono state unificate per accellerare i tempi, ma lo scoppio della pandemia ha di fatto bloccato l’iter e il testo è ancora fermo alla commissione Affari Istituzionali.
«Nei prossimi giorni riprenderemo in mano la questione – dice la Bruno Bossio – perchè ritengo essenziale che ai sindaci venga data la possibilità di essere ascoltati rispetto alle eventuali contestazioni mosse dalla commissione d’accesso. Attualmente la commissione si limita a redigere una relazione che viene consegnata al Prefetto il quale la gira al Ministero degli Interni che decide in merito o meno allo scioglimento. Pur trattandosi di materia delicatissima che va ad intaccare anche i profili penali delle persone, la materia è regolata dal Tuel (testo unico enti locali) quindi in maniera amministrativa. Ritengo che così non possa andare bene ed in effetti vediamo negli anni commissariamenti che si ripropongono all’infinito sospendendo la democrazia come a San Luca, ad esempio. Perchè spesso non si entra nel merito se le infiltrazioni sono nella politica o nella parte amministrativa. Si colpisce la politica, ma la burocrazia resta».
L’altro problema è l’incisività dei commissari che poi vanno ad amministrare i comuni. Su questo la deputata cita l’esempio di un comune che conosce bene, Amantea, oggi alla prese con la difficile gestione del Covid. «Non voglio entrare nel merito dello scioglimento – dice – Registro però che ad Amantea la situazione è esplosiva e non riusciamo nemmeno a sapere quanti sono i positivi in città perchè nel bollettino della Regione non vengono cancellati i guariti per cui il numero aumenta giorno dopo giorno, i commissari non si curano dei rapporti con la città e quindi non danno molte informazioni. Ecco questo penso sia il tema. Ho l’impressione che i commissariamenti continui non risolvano il problema della mafia e neppure quello del governo del territorio».
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