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CATANZARO – Interpellato dal Quotidiano del Sud, Stefano Graziano, commissario regionale del Pd, ha risposto così alla convention di Oliverio di sabato scorso che lo aveva duramente attaccato: «È stata una inutile prova muscolare. Ci appassiona la politica e non i muscoli. Siamo in una fase politica nuova e Oliverio non sarà il candidato del Partito Democratico. Anzi con queste operazioni si allontana sempre più dal Partito democratico». Dunque, nessun passo in avanti verso la ricomposizione della lite. Anzi due passi indietro considerato il tono usato nei confronti dei dem oliveriani che gli hanno consegnato cinquemila firme (ma poi, chi le ha certificate?).

La tenzone procede per inerzia, non si rompe e non si cuce. La vecchia malattia dei democratici, la pietrificazione degli animi sperando che il tempo lenisca le ferite. Per decifrare la questione calabrese, per capire dove si andrà a parare, conviene leggere e tradurre le notizie che giungono da fuori regione. Più precisamente dai territori interessati alle elezioni regionali. Ce n’è traccia persino nel documento votato per acclamazione dai partecipanti alla convention di Oliverio laddove si legge: «Non va consentito che la Calabria possa diventare merce di scambio nelle contrattazioni politiche in corso a livello nazionale. È prioritario evitare il rischio di offrire una lettura sbagliata della realtà sociale e politica di una regione dove è in atto uno scontro tra conservazione e rinnovamento, tra assistenzialismo e sviluppo, tra trasparenza e illegalità».

Lo scambio riguarderebbe l’Emilia-Romagna con la Calabria. E non è finita qui. Dalla stampa campana si viene a sapere che neanche la ricandidatura di Vincenzo De Luca sarebbe certa, a fronte, peraltro, di sondaggi a lui favorevoli. Nei giorni scorsi era stato fatto un parallelo tra Oliverio e De Luca, concludendo che quest’ultimo è un personaggio nazionale a differenza del primo. Infatti, tanto per dire, è stato invitato al Forum Ambrosetti, alla Festa nazionale dell’Unità, viene intervistato da network europei. Insomma, una bella differenza. E tuttavia – secondo quanto riferisce il sito orticalab – Nicola Oddati brigherebbe per non farlo ricandidare preferendo «il magistrato Raffaele Cantone, che ha da poco lasciato l’Anticorruzione; e il Rettore della Federico II, Gaetano Manfredi. Guarda caso, entrambi vicini al Pd e graditi ai 5Stelle».

Una purga? Chi invece mostra una certa confusione è l’onorevole Maria Elena Boschi, nuovo capo gruppo del partito di Renzi alla Camera, che – sul sito Lettera 43 – sostiene che «”Italia Viva” non corre né in Umbria né in Emilia-Romagna […] ma è possibilista sugli appuntamenti successivi in Toscana, Calabria, Campania e Puglia». Sfugge alla Boschi che la Calabria vota dopo l’Umbria e prima o concomitante con l’Emilia-Romagna. Sulla linea della Boschi, ovvero quella di articolare le varie situazioni in base alle dinamiche politiche che emergono, è il senatore Ernesto Magorno, la punta più avanzata del renzismo calabrese.

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