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Secondo le stime sono 79 le autonomie scolastiche a rischio in Calabria, per effetto dei nuovi criteri di dimensionamento scolastico introdotti dall’ultima legge di Bilancio, la prima del governo Meloni.
Tradotto in soldoni, si tratta di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi che salteranno per effetto degli accorpamenti tra istituti. La riorganizzazione del sistema scolastico – introdotto in legge di Bilancio per rispettare i vincoli Ue per l’attuazione del Pnrr – si realizzerà attraverso un decreto del ministero dell’Istruzione, di concerto con il ministero dell’Economia, previo accordo in Conferenza unificata entro maggio. Senza intesa però deciderà il ministero dell’Istruzione. E con quali criteri? La legge prevede che dal 2024/2025 per mantenere l’autonomia scolastica bisognerà avere non meno di 900 studenti e non più di mille. Un bel cambiamento, visto che l’attuale soglia minima invece era di 500 o 300, in caso di comuni montani o piccole isole.
Gli effetti? «L’equazione è molto semplice: meno dirigenti scolastici, più istituti scolastici da gestire contemporaneamente, dunque gravi conseguenze sulla qualità dell’organizzazione didattica e dell’efficienza amministrativa» ha detto ieri alla Camera Anna Laura Orrico, deputata del Movimento 5 Stelle. Un intervento appassionato quello di Orrico, che ha presentato in aula una mozione firmata da lei e da colleghi pentastellati, per chiedere al Governo di fare un passo indietro e rivedere la norma. «Dalla bozza di lavoro assegnata allo studio delle regioni e diffusa a mezzo stampa il 18 febbraio scorso, già nel 2023 quasi 700 istituzioni scolastiche (697 per l’esattezza) saranno accorpate sulla base di quanto stabilito dalla legge di bilancio, gravando soprattutto sulle regioni del Sud» si legge nella mozione. Settantanove, come detto, saranno gli istituti interessati in Calabria, secondo la bozza.
«Un solo esempio: provincia di Reggio Calabria. Un dirigente oggi opera su 4 scuole di titolarità situate in 4 comuni diversi (Brancaleone, Africo, Bruzzano e Ferruzzano), in più ha una reggenza in un quinto comune, a San Luca. Sapete in totale le 5 scuole quanti studenti hanno, tra infanzia, primaria e primo grado? Non superano le 500 unità. Cinquecento tra ragazzi e ragazze. E ora immaginate cosa accadrebbe con il ridimensionamento – ha detto Orrico in aula – L’accorpamento degli istituti si configura come un vero e proprio “taglio” che (ancora una volta) andrà a colpire le regioni e i territori più deboli, incentivando lo spopolamento dei piccoli centri e finendo per incrementare i divari territoriali. Si tratta di una scelta politica precisa, in continuità con quanto già realizzato in passato, un accanimento dettato da una visione “deformata” ed “economicistica” della scuola».
Né vale, per Orrico e colleghi, il richiamo ai vincoli posti dal Pnrr. «Il ministro Valditara e la sua maggioranza hanno male interpretato il principio che nel Pnrr dispone la riorganizzazione della rete scolastica nell’ottica di ridurre il numero di studenti per classe, approfittando del calo demografico che sta subendo il nostro Paese – ha detto Orrico – Principio che è stato stravolto e piegato alla logica che vuole che le aree geografiche meno popolose della nostra cara “patria” perdano progressivamente sempre più servizi essenziali e presìdi socio-educativi di fondamentale importanza come le scuole. Questo Governo ha deciso di recuperare 90 milioni di euro tagliando 700 scuole su tutto il territorio nazionale. E non veniteci a dire, voi della maggioranza, che avete messo sul piatto 300 milioni in più per gli stipendi dei docenti perché quelli sono i residui dell’ultimo governo Draghi, quello che Meloni osteggiava e che oggi copia pedissequamente per rispettare i rigidi dettami dell’austerità della troika europea».
E qui anche una bordata alla maggioranza di centrodestra su un altro fronte, la discussione sulla modifica dei criteri per la valutazione della validità o nullità dei voti espressi alle politiche, aperta in Giunta delle elezioni. Un tentativo, secondo i 5 Stelle, per favorire il ricorso presentato dal candidato azzurro Andrea Gentile che rivendica la vittoria nel collegio uninominale di Cosenza (quello vinto poi da Orrico, eletta peraltro poi anche sul plurinominale). «Si sa, voi con i principi fate a botte o meglio li rigirate come più vi conviene come state facendo in Giunta delle elezioni – ha tuonato Orrico – Volete cambiare le regole del gioco a partita chiusa e dimostrare che con la forza dei numeri potete ottenere qualunque cosa».
Alla richiesta di rivedere i criteri del dimensionamento la maggioranza di centrodestra ha risposto picche. Bocciati i primi tre punti della mozione che chiedevano appunto di correggere la disciplina introdotta con la legge di Bilancio, di adottare iniziative volte a contrastare l’eccessivo affollamento delle classi e la povertà educativa, di riconsiderare i «tagli» compiuti nella legge di bilancio 2023. Approvati gli ultimi due punti che chiedevano di «adottare iniziative per valorizzare economicamente tutto il personale scolastico» e di «ottimizzare le risorse messe a disposizione dal Pnrr per la creazione e la trasformazione delle istituzioni scolastiche in ambienti d’apprendimento innovativi».
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