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CATANZARO – Erasmo D’Angelis, coordinatore della struttura di missione del Governo #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, lo ha detto chiaro al presidente della Regione Mario Oliverio due giorni fa: dal primo gennaio l’Italia sarà sanzionata dalla Corte di Giustizia Europea per 21 milioni di euro che nel 2016, visti i ritardi, diventeranno 35 milioni, per la qualità della depurazione delle acque dei Comuni.
La procedura di infrazione è la numero 2034 del 2004 e riguarda la non corretta applicazione della direttiva 91/271 relativa alle acque reflue. Da quel momento sono arrivate all’Italia due diffide, una nel 2005 e l’altra nel 2009. L’Unione Europea aveva bacchettato la Calabria anche rispetto alla gestione dei rifiuti (LEGGI).
Le criticità, fa presente l’assessore uscente all’Ambiente Franco Pugliano, sono ascrivibili agli aspetti gestionali, ancorché alle carenze infrastrutturali, ed al fine di operare con tempestività per l’eliminazione delle fonti di inquinamento, la Regione ha pianificato interventi finalizzati al recepimento delle disposizioni comunitarie in materia di tutela delle acque.
I finanziamenti del Cipe risalgono ad aprile 2012 e pari a 159,85 milioni di euro per il Mezzogiorno oltre ai capitali privati e solo in data 5 marzo 2013 è stato sottoscritto l’Accordo di Programma Quadro. Sono state sottoscritti e finanziati interventi in 16 aree omogenee, delle quali 14 individuate in corrispondenza degli agglomerati oggetto della richiamata sentenza di condanna della Corte di Giustizia dell’UE, e 2 in aree strategiche del territorio regionale particolarmente critiche con riferimento ai deficit di copertura fognaria, collettamento e depurazione (agglomerato di Catanzaro e fascia tirrenica vibonese, a sua volta suddivisa in tre sub-aree omogenee).
In totale sono stati quindi individuati 18 interventi, che nell’ambito del citato APQ sono stati suddivisi tra cantierabili (13 interventi) e non cantierabili (5 interventi), in relazione al grado di completezza della documentazione progettuale ed amministrativa, alla data di stipula dell’Accordo medesimo.
«Già a partire dal mese di dicembre 2012 – spiega Pugliano – si è provveduto alla stipula delle convenzioni tra il Dipartimento Politiche dell’Ambiente ed i Comuni beneficiari, eventualmente rappresentati dai rispettivi capofila nel caso di raggruppamenti comprendenti due o più comuni».
Successivamente alla stipula dell’APQ, in virtù dei numerosi solleciti inviati dal Dipartimento, e del supporto fornito anche con l’ausilio della Sogesid SpA, è stata acquisita la documentazione integrativa relativa a quasi tutti gli interventi classificati “non cantierabili”, con contestuale proposta di passaggio nell’elenco dei “cantierabili”, comunicata al tavolo dei sottoscrittori .
Alla data odierna, pertanto sono stati perfezionati 8 obbligazioni giuridicamente vincolanti (OGV), essendo state effettuate altrettante aggiudicazioni negli agglomerati di Scalea, Satriano, Crotone, Motta San Giovanni, Sellia Marina, Santa Maria del Cedro, Rossano, Reggio Calabria. In altri quattro agglomerati sono scaduti i termini per la presentazione delle offerte e sono in corso le operazioni di valutazione delle offerte presentate.
Per i restanti interventi: Acri, Rende/Valle Crati, Montebello Jonico, Castrovillari, Fascia Costiera Vibonese Area omogenea Mesima e Fascia Costiera Vibonese Area omogenea Angitola, sono in corso di definizione le procedure per l’avvio del bandi di gara.
«Alla luce delle esperienze acquisite nel corso di questi ultimi anni, la Regione Calabria – aggiunge l’assessore – ha indicato un percorso per l’attuazione degli interventi, ritenuto idoneo a garantire la realizzazione degli stessi in tempi brevi, al fine di scongiurare le cause di inquinamento. Tale modello è incentrato sulla “concessione di lavori pubblici” – “finanza di progetto”, che consente di concentrare in un’unica procedura amministrativa e su un solo soggetto, le fasi di: progettazione, realizzazione nonché gestione delle opere, vero nodo cruciale della problematica inerente i sistemi depurativi (compreso lo smaltimento dei fanghi, la manutenzione ordinaria e straordinaria». Questo iter procedurale, puntualizza Pugliano, nelle more della individuazione del Soggetto Unico gestore, «sta consentendo l’ingresso di competenze e capitali privati nella gestione del sistema depurativo, oltre che individuare uno strumento concretamente operativo atto a fronteggiare le carenze riscontrabili»
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