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REGGIO CALABRIA – Il governatore Giuseppe Scopelliti ha annunciato le sue dimissioni ma non le ha ancora ufficialmente presentate (LEGGI). L’ordine del rompete le righe è arrivato durante una delle più lunghe tese sedute di giunta regionale che si sono registrate sino ad oggi. La scelta del presidente del governo regionale, se venisse confermata, disattiverebbe le attività amministrative a Palazzo Alemanni ed a Palazzo Campanella. Essendo stato eletto direttamente dal popolo, poi, un pronto ritorno al voto non può essere ignorato.
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La prassi burocratica, scritta nelle norme regionali, prevede alcuni passaggi irrinunciabili. Intanto, Giuseppe Scopelliti, (che non è solo il governatore della Calabria ma è, prima di tutto, un componente del “parlamentino” regionale), è chiamato a presentare formalmente le proprie dimissioni nelle mani del presidente del consiglio regionale Franco Talarico. Quest’ultimo, poi, ha dieci giorni di tempo per convocare una seduta del consiglio regionale ad hoc proprio per discutere e prendere atto delle scelte ultimative dell’ex sindaco di Reggio Calabria. In aula si potrebbe aprire il dibattito, con la possibilità per ogni consigliere regionale di intervenire per cinque minuti, ma il destino pare essere già segnato. Se le dimissioni trovassero il consenso dell’aula “Franco Fortugno” la giunta regionale e il consiglio stesso sarebbero praticamente decaduti.
Per quanto riguarda i tempi delle dimissioni, lunedì è in programma la seduta del Consiglio regionale, martedì una importante riunione per il “tavolo Massicci”, quindi Scopelliti potrebbe ufficializzare la decisione di lasciare nella giornata di mercoledì.
L’attività amministrativa subirebbe uno stop improvviso. Le commissioni regionali smetterebbero di funzionare e la produzione legislativa non avrebbe più nessuno sbocco operativo. La giunta regionale, che in questo caso potrebbe essere guidata dalla vice presidente Antonella Stasi, rimarrebbe in carica solo per gestire l’ordinaria amministazione. Lo stesso sarà per i rappresentanti del consiglio regionale. Non è prevista, infatti, per le autonomie regionali l’ipotesi di un commissariamento. A questo punto entrerebbe in gioco il Prefetto di Catanzaro. Raffaele Cannizzaro, infatti, in quanto rappresentante dell’Ufficio territoriale della città capoluogo di regione fra le sue funzioni ha quella di di rappresentanza dello Stato per i rapporti con il sistema delle autonomie. Sarà il prefetto Cannizzaro, e non il dimissionario Giuseppe Scopelliti, ad assumersi la responsabilità di indire i comizi elettorali per il rinnovo della massima assise politica della Calabria.
La regione, quindi, potrebbe ritornare alle urne per avviare la decima legislatura entro novanta giorni dalla presa d’atto delle dimissioni da parte del consiglio regionale e, comunque, non prima di 45 giorni.
Scartata l’ipotesi di un turno elettorale straordinario a giugno, anche per la vicinanza con le Europee che si terranno a maggio e le rigorose norme della spending review che impongono la massima attenzione alle spese, le cabine elettorali per il rinnovo di Palazzo Campanella potrebbero tornare ad aprirsi il prossimo autunno. Un eventuale anticipo potrebbe essere spinto da una forzatura di natura tutta politica. I tempi ristretti obbligherebbero il Partito democratico ad anticipare le proprie primarie per la scelta del proprio candidato presidente. Il Pd, attraverso il segretario Ernesto Magorno, ha fatto sapere che «si potrebbe votare anche a giugno e io premerò sui nostri rappresentanti istituzionali a Roma per far sì che ciò avvenga». Iniziativa analoga è stata assunta anche dal gruppo regionale del Pd che ha annunciato di volere incontrare tutti i gruppi di opposizione.
Intanto, in una intervista al Corriere della Sera, Scopelliti non ha escluso la sua candidatura alle Europee: «Me lo hanno chiesto dal partito più volte – ha detto – ora resto qui a occuparmi della mia terra. Nei prossimi giorni vedremo». Il presidente ha anche reso noto che lascerà l’incarico di responsabile nazionale dei circoli del Nuovo centrodestra: «Lunedì consegnerò nelle mani di Alfano anche le dimissioni da quella carica. Non voglio creare imbarazzi al partito. Mi spiace soltanto che a mandarmi a casa non siano stati i calabresi».
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