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di MASSIMO CLAUSI
COSENZA – L’epopea politica della famiglia Gentile inizia a metà degli anni ‘70. Il vecchio partito Socialista in Calabria, come nel resto del Paese, è dilaniato da feroci guerre intestine. Giacomo Mancini intuisce che è necessario, per consolidare i consensi, dialogare sempre di più con l’anima popolare della città. Il leader socialista individua la chiave per entrare in quei quartieri in una coppia di vivaci fratelli, Pino e Antonio Gentile, che animano la storica sezione “Morandi” della Massa, rione alle pendici del centro storico di Cosenza.
Il primo fa il geometra all’Aterp, il secondo invece è impiegato all’ospedale. I due, che provengono da una famiglia numerosa composta da sette fra fratelli e sorelle, dimostrano subito di avere stoffa. Intuiscono di avere di fronte grandi spazi politici e sono abili a sfruttare, alle elezioni comunali, quella che in gergo veniva definita la “quattrina”. All’epoca per il consiglio comunale era possibile esprimere fino a quattro preferenze. Bastava organizzarsi fra famiglie numerose e votare compatti tutti sugli stessi quattro nomi non solo per essere eletti, ma anche per formare un gruppo in consiglio comunale e chiedere un assessorato. Inizia così l’ascesa politica con Pino che diventa assessore ai Lavori Pubblici a Palazzo dei Bruzi, proprio nell’epoca in cui al Comune di Cosenza venne effettuata l’ultima, e anche cospicua, serie di assunzioni. I Gentile crescono in consenso e autorevolezza.
Nel 1979 all’interno del Psi si consuma una crisi profonda fra i vari gruppi dirigenti. Del caos ne approfitta Antonio Gentile, abile a tessere accordi e alleanze, che diventa a 29 anni il più giovane segretario provinciale del Psi dei tempi d’oro. Un ruolo mica male che gli permette di estendere i suoi rapporti dalla città al territorio. Ma è solo il primo passo. All’epoca delle lottizzazioni erano i partiti ad indicare i membri del cda degli istituti bancari e il Psi indica per la Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, appunto il suo giovane segretario provinciale (c’è chi dice all’insaputa del gruppo dirigente). Qui si consuma il primo grosso strappo fra Mancini e Gentile che intanto, dalla postazione del cda Carical, comincia a tessere nuovi rapporti, questa volta con il gruppo che fa capo a Riccardo Misasi e alla Dc cosentina che nell’istituto di credito calabro-lucano ha un peso forte.
L’attuale senatore del Ncd si dedica quindi a fidi e mutui fino al crac della Carical. E’ il 1987 quando un giovane pm di Locri, Nicola Gratteri, spicca un ordine di arresto per Antonio Gentile e gli altri vertici della banca. L’accusa è quella di una gestione allegra, soprattutto negli affidamenti. L’impianto però non reggerà dinanzi al processo e Gentile verrà prosciolto da tutte le accuse. Nel frattempo un altro fratello, Raffaele, che lavora all’ospedale civile dell’Annunziata, riesce ad imporsi nel sindacato. E’ molto attivo nella Uil sanità e, in quegli anni, arriva fino alla segreteria provinciale del sindacato. Pino ridiventa assessore comunale e nel 1982 diventa sindaco di Cosenza, mostrando grandi doti amministrative. Una grande prova di forza la danno nel 1985 quando Pino Gentile viene eletto per la prima volta in consiglio regionale a discapito di Ermanna Carci Greco cui soffia lo scranno per una manciata d voti.
Il consenso dei fratelli Gentile quindi cresce, muovendosi lungo tre direttrici principali: quella politica, quella economica e quella sociale del sindacato. I tre riescono a crearsi una serie di rapporti solidi e soprattutto ad avere un uomo di riferimento in tantissimi dei comuni del cosentino. Il rapporto con Mancini continua ad essere altalenante. Una piccola tregua si ha nel 1990 quando viene eletto sindaco di Cosenza Pietro Mancini. L’armistizio però dura poco perchè al Comune accade il ribaltone e diviene sindaco Giuseppe Carratelli mentre i Gentile si alleano nel partito con De Michelis e Giusy La Ganga. Mancini non dimentica.
Nel 1992 ci sono le politiche. Antonio è sicuro di un posto in lista per il Psi, ma all’ultimo momento il suo nome sparisce dall’elenco. E’ la fine del rapporto con il garofano. Il senatore decide di candidarsi con il Psdi, ma non viene eletto nonostante il cospicuo risultato elettorale che, fra l’altro, impedisce l’elezione anche di Giacomo Mancini in parlamento. La parabola politica a quel punto sembra in una fase di stasi. Fuori dal Psi, con il Psdi ridotto ai minimi termini. C’è però il vecchio Pri che ha grandi tradizioni ma pochi consensi. In una riunione alla quale partecipano anche Ugo La Malfa, Enzo Bianco e Bartolomeo Tommasi viene sancito il passaggio dei Gentile all’Edera e siglata una sorta di joint venture con Nucara a Reggio Calabria e un cospicuo gruppo di Vibo Valentia. Pino si candida con manifesti dallo slogan inequivocabile “La gente lo vuole, il potere lo avversa” ed è l’unico della pattuglia del Pri che viene eletto con 9000 voti. Anche il Pri però ha il respiro corto come partito, ma a quel punto avviene la discesa in campo di Silvio Berlusconi che dà mandato a Gegè Caligiuri di radicare il suo partito anche in Calabria.
I Gentile sono subito della partita, nonostante la feroce opposizione dei circoli che facevano capo a Mimmo Barile. Il resto è storia nota fatta di elezioni con consensi bulgari sia per Pino sia per Antonio, che diventa sia pure per un breve periodo sottosegretario all’Economia. Nel 2011 la famiglia Gentile giunge all’apice del suo potere politico con Pino assessore regionale ai Lavori Pubblici, la figlia Katya vice-sindaco e assessore ai Lavori Pubblici a Cosenza e altre ramificazioni sul territorio come Dario Gaetano, fratello di quel Nicola finito nell’inchiesta dell’Asp, anche lui assessore ai Lavori Pubblici al comune di Paola, il più grosso centro del tirreno cosentino.
Il resto è storia di fratture: fra Katya e il sindaco Mario Occhiuto e fra Antonio e Silvio Berlusconi, con il primo che è fra i più entusiasti del progetto politico di Angelino Alfano, al quale pochi giorni fa, ha concesso un bagno di folla al teatro Rendano.
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