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CATANZARO – Lobby, burocrazia, campanilismi e quant’altro. All’indomani dell’annuncio della chiusura delle attività della Fondazione Campanella e del polo oncologico di Catanzaro, scendono in campo i rappresentanti istituzionali, i politici ed i sindacati. Lunghi comunicati per sottolineare le difficoltà della Fondazione e ribadire il proprio impegno, ma senza risparmiare discorsi più o meno chiari. Fino alle accuse dirette da parte dell’assessore regionale Domenico Tallini che, nella nota, fa nomi e cognomi. Chiamando in causa intanto il sub commissario per il Piano di rientro dal debito sanitario, Luigi D’Elia, quindi il dirigente del settore Piano di rientro, Gianluca Scaffidi. Accusati, dallo stesso assessore regionale, di avere architettato un vortice burocratico per penalizzare il polo di Catanzaro per dare spazio, scrive Tallini, ad “una subdola manovra per depotenziare la legge 63 e derubricare la Fondazione Campanella a semplice clinica privata”. Dall’assessore regionale del Pdl piovono accuse di campanilismo, nel sottolineare la provenienza cosentina dei dirigenti chiamati in causa, fino ad alzare l’ennesima bandiera della speranza: “Se la lobby burocratica – conclude Tallini – che s’incunea tra il dipartimento della salute e l’ufficio del sub commissario D’Elia pensa di piegare la politica ai propri interessi si sbaglia di grosso. E sarà il Governatore Scopelliti a debellarla”. D’altronde, Tallini è netto: “C’è una lobby burocratica, nemica della città, che vuole vanificare l’ottimo lavoro svolto dal presidente Scopelliti per salvare e rilanciare la Fondazione Campanella. L’insopportabile ‘balletto delle carte’ tra dirigenti del dipartimento della salute e il sub commissario D’Elia somiglia molto ad una congiura che si vuole tessere ai danni della città capoluogo, del suo sistema sanitario e della sua facoltà di medicina”. 

Con questi toni e con queste circostanze il futuro del polo oncologico non pare certo più roseo. Tornano le promesse, tornano i salvatori. Anche il sindaco di Catanzaro grida il suo “Io non ci sto”, ed in una nota rilancia: “Il sindaco di Catanzaro non resterà a guardare davanti allo spettacolo, per nulla decoroso, di una burocrazia che tratta il problema di una struttura oncologica, dei suoi pazienti e dei suoi dipendenti come una pratica non degna nemmeno di un approfondimento”. Abramo ha incontrato i dipendenti in stato di agitazione davanti la struttura. Sono a rischio circa 270 posti di lavoro, oltre ad un centro che doveva garantire sanità di primo livello e che, invece, da giovedì, ha ufficialmente chiuso i battenti. In realtà, la struttura è ancora aperta. Anche perché non è facile smantellare un presidio sanitario di questa portata, con pazienti spesso anche gravi, sottoposti in molti casi a cure sperimentali, e difficilmente trasferibili, come invece annuncia il piano del presidente della Fondazione. Ed allora Abramo rilancia: “Per quanto mi riguarda, continuerò a difendere il posto di lavoro di tutti i dipendenti della Fondazione, senza distinzioni. Mi attendo una reazione forte e autorevole del presidente Scopelliti, a cui spetta il compito di ripristinare il primato della politica sulle resistenze conservatrici di certi settori burocratici”. 
In questo clima di confusione e tensione arriva il Pd. Gli stati generali dei democratici hanno firmato una nota congiunta per sostenere che “la propaganda di regime e le false promesse del governatore Scopelliti non sono servite ad evitare che la situazione della Fondazione Campanella esplodesse in maniera drammatica, ben oltre i timori di dipendenti e pazienti”. In fondo al documento le firme del deputato Alfredo D’Attorre, dei consiglieri regionali Pierino Amato e Tonino Scalzo, del dirigente provinciale Enzo Bruno e del coordinatore cittadino Beppe Marcucci. “Il management del Polo oncologico si è visto costretto a procedere al blocco dei ricoveri e delle prestazioni ambulatoriali, dal 30 settembre, al trasferimento dei pazienti attualmente in carico alla Fondazione, ma soprattutto ha avviato il licenziamento del personale – affermano all’unisono -. I proclami da passerella e i protocolli d’intesa che per giorni hanno permesso al governatore, anche nella sua veste di commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, di assurgere al ruolo di indiscusso risolutore, dando lustro al governo del centrodestra, non sono serviti. Così come non sono bastate le migliaia di euro spese per pubblicizzare la “buona sanità” calabrese quando i problemi scoppiano, nonostante i bei manifesti affissi dovunque, prendendo la forma di un dramma che rischia di diventare una pericolosa emergenza sociale. Il tutto si consuma nel silenzio assordante della Regione. Bisogna essere pratici: alla Fondazione Campanella, per sperare nella ripresa dell’attività, servono circa 20 milioni di euro per saldare i debiti pregressi, perchè la Roche e le altre industrie farmaceutiche non sono disposte a fare più credito. Il provvedimento che trasforma il Polo oncologico in una struttura sanitaria privata assicura risorse appena necessarie al pagamento degli stipendi del personale. E’ il momento – conclude la nota – che il presidente della Giunta regionale prenda una posizione chiara, e nello stesso tempo si coinvolgano tutte le istituzioni interessate, a partire dal ministero della Salute, per affrontare in maniera risolutiva le cause di una situazione che si trascina da anni e rischia di danneggiare decine di famiglie, violando il sacrosanto diritto alla salute dei calabresi”. 
Anche i sindacati scendono nella mischia chiedendo al prefetto di Catanzaro, Raffaele Cannizzaro, di convocare una riunione urgente tra le parti. Riunione convocata dal prefetto per la giornata di martedì, quando si tenterà di trovare una via di uscita. Dopo l’annuncio del tracollo del sogno di una buona sanità a Catanzaro, fiumi di parole seguono quelle già lanciate negli ultimi mesi. Da questo punto di vista la coerenza non manca. Tutti sono pronti a difendere, contrattaccare, additare, mentre il polo oncologico di Catanzaro, come un malato terminale, si sta consumando lentamente nel suo letto.
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