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LA decisione del ministro Severino di procedere al taglio degli uffici giudiziari, segnando il sacrificio in Calabria di alcuni tribunali di frontiera, sta provocando proteste rumorose su tutto il territorio. Contestazioni si sono registrate nelle sedi staccate di Scalea e Cinquefrondi (che dipendono rispettivamente da Paola e Palmi) ma la città di Rossano, in particolare, si è segnalata per un livello di “lotta” molto elevato (LEGGI L’ARTICOLO SULLE BARRICATE). La scelta di chiudere il tribunale della città cosentina, poi, ha messo in subuglio anche il mondo della politica. Vibranti le proteste da parte di tutto l’arco politico calabrese. Dentro il centrodestra, poi, le polemiche hanno messo in fibrillazione i rapporti della coalizione. Con prese di posizione e critiche anche al governatore Scopelliti. Di ieri, poi, è la proposta di Salvatore Magarò di indire un referendum. Ed a sorpresa, a 24 ore dall’inizio del nostro referendum, è in leggero vantaggio l’idea che la legge che taglia i tribunali possa essere giusta perché permette un risparmio delle spese pubbliche.
IL SONDAGGIO: I TAGLI PORTANO RISPARMIO O DANNO AL TERRITORIO?
“Il provvedimento di riorganizzazione degli uffici giudiziari entrato in vigore il 13 settembre – dichiara il consigliere regionale Salvatore Magarò – è profondamente ingiusto, viene meno ai principi di efficienza e di prossimità dell’amministrazione della giustizia e rischia di smantellare importanti presidi di legalità in territori fortemente esposti al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata. Per questo, insieme ai colleghi di Puglia, Campania e Sicilia, con i quali nel mese di luglio abbiamo costituito la macroregione della legalità, e d’intesa con i rappresentanti di altre regioni italiane come l’Abruzzo e la Liguria, regioni nelle quali, come in Calabria, si ritiene che la riforma sia gravemente lesiva del diritto di accesso alla giustizia dei cittadini, sono impegnato nella promozione di un referendum abrogativo di tutte le norme di modifica della geografia giudiziaria varate dal Governo, a cominciare dal famigerato Decreto Legislativo 155/2012”.
Il presidente della commissione regionale contro la ‘ndrangheta, però, è stato superato dal collega Giuseppe Caputo. Il presidente della prima commissione regionale, che a Rossano è nato, già durante il dibattito a Palazzo Campanella aveva severamente criticato la norma e invitato il governatore Scopelliti a “mettersi a capo della protesta”. I colleghi, però, l’avevano invitato a trasformare il suo sfogo in un atto concreto, magari un ordine del giorno.Venerdì scorso, Giuseppe Caputo ha raccolto l’invito del “parlamentino” calabrese ed ha messo nero su bianco la sua idea, andando oltre il semplice ordine del giorno. Il politico cosentino, infatti, ha preparato una proposta di provvedimento amministrativo finalizzato ad ottenere un referendum abrogativo della “norma Severino”. Il provvedimento studiato da Giuseppe Caputo sarà discusso mercoledì prossimo davanti ai componenti della prima commissione “Affari istituzionali”.«La decisione di sopprimere il Tribunale di Rossano istituito nel settembre 1862, il cui circondario ha una superficie di circa Kmq 1.500,00 ed una popolazione di oltre 130.000 abitanti, comprende 20 Comuni – scrive Caputo nel suo provvedimento protocollato nel giorno stesso in cui è entrato in vigore quello del ministero Severino – e di accorparlo a quello di Castrovillari è illegittima e inaccettabile».
Il rischio di lasciare campo libero alla criminalità organizzata è ben presente e Giuseppe Caputo lo mette in evidenza nella sua proposta. «Con la soppressione del Tribunale e della Procura di Rossano non vi sarà alcun Ufficio giudiziario nella intera fascia ionica compresa tra Taranto e Crotone – scrive il consigliere regionale di Rossano – in un territorio dove la criminalità organizzata è molto presente».Consapevole dell’urgenza che la sua proposta venga accolta, alla luce della scadneza al 30 settembre del termine ultimo per presentare una richiesta di referendum, Giuseppe Caputo chiede alla Regione Calabria di aderire “all’iniziativa della Regione Abruzzo, la quale si è resa promotrice verso altre Regioni maggiormente interessate alla citata riforma della geografia giudiziaria (Puglia, Campania, Toscana, Piemonte, Liguria, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Umbria) al fine di proporre il referendum abrogativo di iniziativa regionale”.
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